Donald Trump e Hillary Clinton, ancora loro, sempre loro. La corsa alla Casa Bianca si delinea in modo sempre più evidente – e sempre più inevitabile, viene da aggiungere – come una sfida fra il super miliardario newyorchese e la moglie dell’ex presidente Bill, nonché ex Segretario di Stato USA, nonché personaggio politico di primo piano da una ventina di anni. Come dire che l’orizzonte non pare intenzionato a promettere nulla di davvero nuovo. Le ultime consultazioni del fine settimana hanno sancito la vittoria di Ted Cruz, fra i Repubblicani, in Kansas e nel Maine, ma gli stati più importanti in termini di numero di delegati, come il Kentucky e, soprattutto, la Louisiana, sono comunque stati conquistati da Donald Trump.
In casa democratica è successo qualcosa di simile, con Sanders vittorioso in Kansas e nel Nebraska, ma schiacciato in Lousiana dallo strapotere di Hillary Clinton, andata oltre il 70%. Risultato finale: i distacchi fra i candidati sono rimasti invariati.
Cruz unico antagonista di Trump, Hillary senza rivali
Il senatore del Texas Ted Cruz ha approfittato dell’esito dei caucus per sottolineare il proprio ruolo di unico serio antagonista di Donald Trump. “È il momento di essere uniti”, è stato l’appello di Cruz agli elettori, riferendosi in particolare ai sostenitori dei suoi avversari Kasich e Rubio: “adesso è necessario che il campo si restringa”. Come dire: se davvero volete evitare che Trump si candidi alla presidenza, smettete di votare per chiunque altro che non sia io.
Una questua di voti poco elegante, ma del tutto in linea con il momento del partito, i cui vertici hanno in settimana attaccato a più riprese Donald Trump.
Hillary Clinton, invece, sembra non temere alcun rivale. Bernie Sanders continua a mietere successi importanti, ma non pare avere la forza di sfondare davvero. Il suo è un elettorato di larghe vedute, un po’ chic, secondo alcuni, e quindi destinato a rappresentare un percento piuttosto piccolo del totale.
Sanders non riesce a sfondare fra gli afroamericani, in particolare, ovvero proprio lì dove Hillary vanta un rapporto più che consolidato.
Clinton favorita, ma il duello con Trump sarà duro
Hillary Clinton è attrezzata per affrontare qualunque avversario politico, ma un eventuale (e probabile) duello con Trump potrebbe rivelarsi rischiosissimo.
Il magnate infatti spinge all’estremo i nuovi modi di comunicazione della sfida elettorale, facendo ricorso in primo luogo alla battuta e alla provocazione, presentando proposte la cui irrealizzabilità è quanto mai evidente (come quando ha suggerito di espellere dagli USA tutti gli immigrati irregolari, inclusi quelli che hanno avuto figli sul suolo americano e che, per legge, godono della cittadinanza) e rispondendo agli avversari, nei dibattiti, con prontezza, in modo brillante, chiaro, facile da ricordare e rapido nel puntare dritto all'applauso del pubblico. E pazienza se i contenuti passano in secondo piano o se candidati con maggiore preparazione, migliori idee, ma minore appeal, vengono messi all’angolo.
Hillary Clinton potrebbe non essere pronta ad affrontare un avversario come Trump e – la storia lo ha insegnato – anche gli eserciti più potenti possono essere sconfitti se la guerra diventa guerriglia e la tattica militare finisce per non contare più molto.
Forse, l’ascesa di Trump e i toni della campagna repubblicana sono il sintomo del disagio del sistema democratico, che rischia di non avere gli anticorpi necessari per distinguere forma e sostanza, per riuscire a cogliere la buona idea anche quando è detta in modo antipatico o è sussurrata. Vedremo cosa succederà da qui in avanti, sperando che gli argomenti siano un po’ più importanti delle dimensioni delle… mani di Donald Trump.