Ilaria Cucchi annuncia ufficialmente la sua corsa per diventare sindaco di Roma. La sorella diStefano Cucchi, morto dopo l'arresto e sul quale attualmente pende un'inchiesta bis che vede indagati cinque Carabinieri, scende in campo scrollandosi tutte le bandiere di partito, chiaro il suo appello alle forze politiche invitate a farsi da parte con un perentorio 'I partiti devono fare un passo indietro'.
La sfida è rivolta in particolare alla destra
Nel mirino di Ilaria Cucchi c'è in modo particolare il blocco di centro-destra, per la verità frammentato con la contemporanea candidatura di Bertolaso e della Meloni, non nascondendo la sua tradizione legata alla sinistra come riportato sulle pagine de l'Espresso: 'A chi mi chiede se sono di sinistra io rispondo che queste sono le mie idee e il mio concetto di vita.
Per questo mi candiderei soltanto nel momento in cui fossi libera da qualsiasi vincolo di partito'. Un appello lanciato anche al Partito Democratico per una possibile convergenza, anche se i Dem attraverso le primarie hanno già individuato in Roberto Giachetti il candidato alla successione di Ignazio Marino. Nessuna adesione dal Movimento 5 Stelle che con Giulia Raggi correrà da sola, mentre a sorpresa potrebbe avviarsi un dialogo son Stefano Fassina, anch'egli in corsa per la poltrona di primo cittadino. Ma la vera forza per la Cucchi potrebbe arrivare proprio dall'elettorato di Ignazio Marino, l'ex sindaco ha infatti annunciato il ritiro dalla corsa e potrebbe far convergere i propri voti sulla giovane candidata.
Nel 2013 la candidatura con Rivoluzione Civile
Per Ilaria Cucchi questo non è l'esordio nel panorama politico nazionale, già nel 2013 infatti era capolista nel Lazio con Rivoluzione Civile, movimento politico fondato da Antonio Ingroia. Allora non andò bene. Nella città eterna potrebbe aver miglior sorte perché come ama ripetere lei stessa Roma è la città 'che amo e che amava mio fratello' e una delle sue battaglie sarà quella di far comprendere il 'principio secondo il quale la legge deve essere uguale per tutti. Non deve essere più uguale per coloro che hanno disponibilità di mezzi, denaro, e meno uguale per gli ultimi'.