Dopo due anni di scontri, polemiche e ostruzionismi, la Camera dei deputati ha dato il via libera al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili con 372 sì 51 no e 99 astenuti. Un segnale importante nell’ottica di un ampliamento dei diritti per tutti i cittadini, nessuno escluso. Giusto quindi parlare di un passo in avanti o di un atto storico, ma non di una vera e propria svolta. Il testo approvato del governo, infatti, è ancora lontano dall’equiparare le unioni ai matrimoni tradizionali, così come resta privo della norma la tanto contestata dai cattolici sulla stepchild adoption.

Il risultato ottenuto in ogni caso non è da ridimensionare, come in molti si sono affrettati a fare. Subito dopo aver incassato la fiducia sul disegno di legge, il premier Renzi ha voluto brindare metaforicamente con tutti coloro che da anni conducono battaglie per l’uguaglianza dei diritti. Poco importa che i maggiori sondaggisti gli abbiano paventato immediatamente il rischio di un allontanamento dell’elettorato più conservatore. La festa è iniziata nelle piazze romane colorate di arcobaleno.

Dalla tensione ai sorrisi

Tra i banchi di Montecitorio, nonostante l’ampio margine numerico a favore della maggioranza, serpeggiava un’aria tesa. A catalizzare gli sguardi in aula due donne che, per ragioni diverse, hanno personificato la battaglia sulle unioni civili: Monica Cirinnà e Maria Elena Boschi.

Se la prima (autrice e firmataria del ddl) ha fatto fatica a reggere l’attesa al voto, il ministro delle Riforme (con delega alle Pari Opportunità) con tanto di coccarda arcobaleno al petto ha chiesto e ottenuto la fiducia a nome del governo. Le opposizioni si sono fatte sentire senza tregua prima di annunciare una raccolta firme per proporre un Referendum abrogativo delle unioni civili.

I più animati alla controffensiva sono stati i parlamentari di Idea (Quagliariello e Giovanardi), di Forza Italia (Gasparri e Malan), della Lega (Centinaio e Molteni), di Fratelli d’Italia (Cirielli). Lungi dal rimanere estranea dalle vicende politiche la Chiesa che ha bocciato senza appello la riforma attraverso il segretario della Cei, Nunzio Galantino: “È una sconfitta per tutti”.

Colpi bassi e polemiche

Critici con la forzatura del governo, ma non per questo contraria al ddl Cirinnà, i deputati di Sinistra Ecologia e Libertà. “Non è la legge che avremmo voluto - ha affermato l’onorevole Celeste Costantino - ma si fa un bel passo in avanti, materiale e culturale”. Si è astenuto invece il M5S nel momento cruciale, confermando una posizione criticata in passato dai suoi stessi militanti che avevano votato online per il sì alle unioni civili. A cavalcare le lacune del testo approvato dalla Camera, Possibile di Pippo Civati: “Si tratta di unioni di serie B rispetto a quelle eterosessuali”. A spiegare l’esigenza della fiducia sul testo, invece, la democratica Maria Chiara Carrozza: “Penso che a questo punto sia stato un passo coerente con quanto avvenuto nella discussione in Senato”.

Coerente con il suo spirito avverso alle istituzioni Matteo Salvini, leader del Carroccio, che ha lanciato un vero e proprio appello di disobbedienza civile: “Sindaci leghisti, rifiutatevi di celebrare matrimoni omosessuali perché questa è una legge anticamera delle adozioni gay”.