Daniela Santanchè, si sa, non fa mai affermazioni banali. Al contrario, le sue dichiarazioni non mancano mai di accendere qualche polemica. Questa volta, però,la politica ed imprenditrice lombarda è riuscita in un'impresa non facile: mettere d'accordo destra e sinistra, tutti contro di lei. In occasione del Festival, "Il Libro possibile", a Polignano al mare, la Santanchè se ne è uscita con una battuta infelice: 'La donna deve servire il proprio uomo'. Inutile dire che si è beccata una bordata di fischi. La frase della Santanchè tronca i ponti con anni di battaglie femministe.

Risposta infelice

Daniela Santanchè torna a far parlare di sè. Ospite al festival "Il libro possibile", la politica lombarda è incappata nella classica buccia di banana. Per rispondere alle domande scomode del comico Dario Vergassola, ha usato termini che avrebbero fatto rivoltare nelle tombe le donne che, negli anni, si sono battute per il femminismo e la parità dei diritti. Il "fattaccio" è avvenuto quando Vergassola le ha fatto una domanda sul suo rapporto con Alessandro Sallusti. L'ex inviato di "Quelli che il calcio" ha infatti domandato se fosse vero, che una volta, il giornalista l'avesse chiamata perché aveva perso un bottone. La Santanchè ha ammesso tutto, aggiungendo: "Io credo che la cosa più bella che possa capitare a una donna innamorata è servire il proprio uomo".

Inutile dire che a questa affermazione sono volati fischi a non finire. La politica lombarda, però, ha continuato imperterrita, dando anche una sua personale opinione sui problemi italiani. "I problemi di questo Paese sono cominciati quando le donne hanno pensato che amare il proprio uomo è superfluo" ha commentato l'onorevole.

L'ultima picconata la Santanchè l'ha data alle coppie gay, ribadendo che per lei "L'unica famiglia è quella composta di uomo e donna", e che le donne devono essere "mogli e madri". Un autentico show, quindi, che ha "picconato" anni di femminismo e non ha mancato di scatenare polemiche in un momento in cui se ne sarebbe fatto volentieri a meno.