A riaccendere la polemica intorno alle presunte aderenze massoniche del Giglio Magico bancario che ruota intorno a Matteo Renzi è stato l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, nel corso di un infuocato intervento tenuto lo scorso fine settimana alla ‘Scuola di Politiche’ fondata da Enrico Letta a Cesenatico. E non è un caso che proprio Letta jr. abbia subito rilanciato su twitter le accuse del famoso giornalista. “Su vicende bancarie, Etruria, Siena, si sente odore di massoneria”, ha postato in meno di 140 caratteri l’ex presidente del Consiglio, senza mai nominare direttamente il suo odiato successore a Palazzo Chigi (ricordate il famigerato “Enrico stai sereno”?).
Alle accuse più o meno dirette dei due si aggiungono, si viene a sapere oggi, quelle del banchiere, ed ex presidente di mps, Alessandro Profumo il quale, durante la presentazione di un libro il 15 giugno 2016 (nella Galleria Rizzoli di Milano alla presenza, non a caso anche stavolta, di De Bortoli) si era fatto sfuggire che “anche la massoneria ha distrutto Mps”.
De Bortoli e l’odore di massoneria
Il primo ad avanzare pubblicamente dubbi sulle presunte amicizie col grembiulino del toscano Matteo era stato proprio De Bortoli nel 2014 quando, in procinto di lasciare la direzione del Corriere, sparò in prima pagina un giudizio tranchant sul patto del Nazareno stretto con Silvio Berlusconi che, a suo modo di vedere emanava uno “stantio odore di massoneria”.
A quel punto, chi doveva recepire il messaggio lo aveva fatto, ma la linea ufficiale della stampa ‘amica degli amici’ fu quella di far passare De Bortoli come un vecchio rancoroso che non accettava la defenestrazione da via Solferino. Errare è umano, ma perseverare è diabolico, si dice. E allora, perché il famoso giornalista ha deciso di rinnovare le sue accuse di massoneria a due anni di distanza e proprio in casa di un arcinemico del Giglio renziano?
Il dubbio è che possa essere addirittura in corso uno scontro tra logge massoniche contrapposte. O bisogna credere che il trio De Bortoli-Letta-Profumo rappresenti i ‘buoni’ contro i ‘cattivi’ renziani incappucciati? Poco probabile.
La crisi di Mps e il caso Etruria
Fatto sta che intorno agli istituti di credito toscani (Mps, Banca Etruria, bcc) sembra essere scoppiata una guerra senza esclusione di colpi, con i renziani sospettati di volersi prendere tutto.
È notizia ancora fresca il cambio della guardia imposto al vertice di Mps dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che, su ordine della banca di affari americana JP Morgan, dicono i maligni, ha fatto fuori l’ad Fabrizio Viola per sostituirlo con il più malleabile Marco Morelli. Per quanto riguarda poi il caso Etruria(la banca ‘salvata’ da Renzi nel novembre scorso), la sua negativa popolarità è legata alla maxi truffa di Stato subita dagli investitori e alle manovre occulte di Pier Luigi Boschi, papà della ministra Maria Elena, che da vice presidente della banca aretina è stato scoperto a tramare con il massone Flavio Carboni, già fedele amico del Venerabile Maestro della loggia P2, Licio Gelli, e coinvolto in molti misteri italiani tra cui l’indagine sulla P3.