La data precisa del referendum costituzionale verrà comunicata entro il 13 ottobre 2016 e si andrà alle urne per approvare o bocciare la riforma proposta dal ministro Maria Elena Boschi. Sia lei che Matteo Renzi, quali esponenti del governo, considerano fondamentale la modifica della seconda parte della Costituzione. La richiesta di referendum è stata depositata il 14 luglio 2016 ed è stata considerata valida dall'ufficio centrale per il referendum della Suprema Corte di Cassazione.

Tutti i cambiamenti se vincerà ilsì

Il ddl Boschi prevede la fine del bicameralismo perfetto, la modifica per l'elezione del presidente della Repubblica, il cambiamento della ripartizione delle competenze di Stato e Regioni, l'abolizione del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL) e alcune modifiche sulle modalità mediante le quali cittadini potranno proporre referendum e nuove leggi.

La riforma principale riguarda l'assetto del bicameralismo deciso nel secondo dopoguerra. L'attuale articolo 70 prevede che le leggi debbano essere approvate da entrambi i rami del Parlamento, il Senato e la Camera dei deputati; se dovesse vincere il sì, i senatori non saranno più eletti direttamente e passeranno da 315 a 100; dell'elezione di 95 il loro si occuperanno 21 sindaci e 74 consiglieri regionali ed i rimanenti 5 verranno eletti dal presidente della Repubblica. I senatori rimarranno in carica solamente per sette anni ed avranno la carica a vita unicamente gli ex presidenti della Repubblica. La modifica al titolo V della Costituzione, già modificato nel 2001, prevede di ridistribuire le competenze tra Stato, autonomie locali e regionali.

Il CNEL è un organo ausiliario composto da 64 consiglieri con funzioni legislative per quel che riguarda il lavoro e l'economia, e sarà abolito.

Perché è meglio votare NO

La riforma costituzionale è positiva solo in parte per la maggioranza delle persone, che sono l'accordo per quel che riguarda l'abolizione del CNEL e la riforma del Senato, ma non sul nuovo modo di fare leggi ed eleggere il presidente della Repubblica, che diventerebbe molto più complicato.

Va bene delegare le autonomie territoriali ma questo depotenzierà la democrazia e darà troppo potere agli amministratori locali. La norma riguardante l'elezione del presidente della Repubblica rischia di renderlo assente per lunghi intervalli, perché per la sua elezione occorrerà il 60% dei voti a favore e, nel caso in cui l'opposizione facesse contrasto, ci sarebbero dei lunghi periodi senza presidente della Repubblica, cosa molto negativa, considerando la sua fondamentale funzione di arbitro governativo.