A poche ore dalla storica vittoria in rimonta del repubblicano Donald Trump, futuro 45esimo presidente degli Stati Uniti, gli interrogativi su quello che sarà il destino della superpotenza americana e del mondo sembrano essere la sola certezza.
Le reazioni dal mondo
L’unico dato sicuro è il crollo della Borsa, che aveva scommesso quasi tutto sulla Clinton. Si è materializzato il «Cigno nero», l’evento inatteso che improvvisamente sconvolge i mercati e la loro stabilità. Le borse asiatiche e Wall Street sono in picchiata, insieme ai titoli messicani, mentre salgono i «beni rifugio», come l’oro.
Le reazioni del mondo politico non si sono fatte attendere. Spiazzata la Francia che, a detta della radio francese Rtl, aveva preparato un’unica lettera di congratulazioni alla Clinton; il ministro degli esteri Ayrault esorta l’Europa a tenere alta l’attenzione, dopo la Brexit e l’elezione di Trump. La ministra della difesa tedesca Von Der Leyen parla di «forte choc» e afferma convinta che il voto è stato «contro Washington, contro l’establishment».
Dalla Russia arrivano i complimenti di Putin, dichiarato simpatizzante di Trump, che si augura un disgelo nei rapporti russo-americani e confida in un dialogo costruttivo. Eccitato Farage, leader del partito populista e indipendentista britannico, autore di untweet entusiasta per il successo del candidato repubblicano «più grande di quello della Brexit».
Dall’Italia tanta incertezza. Per il ministro degli esteri Gentiloni i rapporti di amicizia con gli USA non cambiano a seconda di chi è insediato nella Casa Bianca, nonostante i possibili disaccordi in materia di collaborazione internazionale. Il presidente emerito della Repubblica Napolitano non si sbilancia troppo, invita semplicemente a riflettere su quanto accaduto: «Tra gli eventi più sconvolgenti della storia del suffragio universale.
Rimangono le preoccupazioni e l’imperativo delle riflessioni su questo risultato». Più diretto invece il senatore e sottosegretario agli Esteri Della Vedova: «Gli Stati Uniti sopravviveranno a Trump. La mia preoccupazione è quello che accadrà a casa nostra: da questa notte l’Europa è più sola e non credo si sia attrezzata ad esserlo».
Il significato della vittoria di Trump
La stampa si è subito mossa per dire la propria sull’evento storico di questa notte. Particolarmente interessante l’analisi di Stefano Cagelli, che si interroga sul significato della vittoria di Trump. L’esordio del suo articolo, pubblicato stamattina sull’Unità, è eloquente: «Donald Trump, l’impresentabile, l’irriverente, il maleducato, il razzista, il sessista è il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America».
Trump ha avuto tutti contro, ma ha saputo tuttavia «incarnare e interpretare il sentimento anti-establishment serpeggiante nella società americana». All’indomani della campagna elettorale più scorretta della storia – da entrambe le parti – l’impressione è che il popolo abbia premiato la guerra «contro i media, contro i politici che hanno impoverito l’America, contro gli immigrati che hanno invaso il Paese, contro i trattati internazionali», dimenticando che Trump non è mai stato il paladino dei deboli.
Insiste Cagelli: «Ha detto le cose che la gente voleva sentirsi dire. […] Alla base di tutto c’è esattamente quello che si riassume con una parola e una sola: populismo». Condotte del genere sembrano ormai di moda, solo pochi mesi fa l’Inghilterra ha espresso la propria insoddisfazione votando una Brexit di cui, poche ore dopo, molti si erano già pentiti. Stavolta, la decisione è ancora più pesante: «Ora – Trump – dovrà governare il Paese più importante del mondo, più spaccato che mai. Ora, per dirla alla Obama, “avrà in mano i codici nucleari”».
Il voto americano è indubbiamente storico e si dovrà aspettare parecchio prima di fare bilanci. Per ora, Cagelli conclude: « Otto anni fa il sentimento-simbolo che coinvolse tutto il mondo era quello della speranza, oggi è quello dell’inquietudine. Solo il futuro ci dirà come andrà a finire».