“Sono dei serial killer, stanno rubando il futuro dei nostri figli e nipoti”. Beppe Grillo nel video messaggio pubblicato sul suo blog usa toni ad effetto per attaccare i promotori del sì al referendum e parla di “dittatura, ma senza un Pinochet che si fa riconoscere e contro cui poter combattere”. Ma dietro a queste parole così dure, respinte al mittente da Matteo Renzi, secondo il quale servono solo a distogliere l’attenzione dal caso delle firme false in Sicilia, Grillo solleva un problema concreto sul contenuto della riforma. Un aspetto sul quale, nel marasma di dichiarazioni, polemiche e commenti in questa campagna referendaria, si è posta poca attenzione.

La clausola di supremazia

Grillo, infatti, accende i riflettori sul nuovo articolo 117 della Costituzione che regola le competenze dello Stato e delle Regioni, ed in particolare su quella che chiama “clausola di supremazia”. Si riferisce alla parte della norma che autorizza la legge dello Stato ad “intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale”. Praticamente, su certe questioni, ritenute di rilevanza generale, le Regioni perdono i poteri normalmente attribuiti a favore dell’amministrazione centrale.

Alcuni casi concreti

Grillo elenca alcune situazioni in cui gli interessi della comunità locale potrebbero trovarsi in conflitto con quelli nazionali: ad esempio la realizzazione d’inceneritori, centrali a carbone, oleodotti o gasdotti.

Secondo il leader del movimento 5 stelle con questa norma il governo avrebbe le mani libere per negoziare con le grandi multinazionali, promotrici di questi progetti. E sarebbe rischioso anche protestare contro operazioni simili perché si andrebbe a colpire gli interessi nazionali.

Il dibattito tra gli esperti

A tal riguardo i sostenitori del sì affermano che questa clausola in realtà recepisce un principio già affermato dalla Corte Costituzionale prima della riforma, e costituisce una regola presente anche nelle più evolute costituzioni federaliste moderne.

Tuttavia alcuni esperti hanno fatto notare come la Consulta abbia posto delle condizioni precise a quella che ha definito la "chiamata in sussidiarietà": deve essere preceduta da consultazioni e da un accordo tra lo Stato e la Regione interessata, e devono esserci limiti e presupposti specifici, come l’impossibilità di svolgere in modo soddisfacente la funzione amministrativa a livello locale. E anche sulle similitudini con le norme degli altri Paesi il dibattito è aperto.