Il 4 dicembre si svolgerà l'ormai attesissimo referendum confermativo di Riforma della Costituzione Italiana, un tema che sta monopolizzando il dibattito pubblico italiano.
I risparmi della Riforma costituzionale
Fra i temi più discussi, oltre all'architettura istituzionale che potrebbe emergere in caso di vittoria del Sì, vi è anche l'elemento dei costi della politica; un tema peraltro riportato sulla stessa scheda elettorale che avremo in mano nella cabina il 4 dicembre. Diversi mesi fa la ministra delle Riforme Boschi aveva affermato in Parlamento che, in caso di successo del Sì, vi sarebbe stato un risparmio di circa 500 milioni di euro annue per lo Stato e di conseguenza per i cittadini.La Ragioneria dello Stato però, in un documento ufficiale ha riportato altre cifre: il risparmio sarebbe infatti di 49 milioni all'anno derivanti dal taglio del numero dei Senatori (carica che non sarà più retribuita) e di altri 8,7 milioni dall'abolizione del CNEL.
Il tutto quindi per un risparmio totale accertato di 57,7 milioni di euro. Il resto del risparmio sarebbe al momento presunto e non calcolabile.
Ma quanto costa svolgere il referendum del 4 dicembre?
E' però da questo punto di vista interessante analizzare pure quanto spenderà lo Stato per effettuare il voto del 4 dicembre. Provando ad elencare le spese che saranno sostenute quel giorno iniziamo con il ricordare che le sezioni elettorali sul territorio italiano sono circa 61.000, il che rende necessari 61.000 presidenti (i quali percepiranno circa 225 euro a testa), 61.000 segretari e circa 183.000 scrutinatori (i quali percepiranno 100 euro a testa). Solo sommando queste cifre si arriva vicini ai 40 milioni.
Va poi aggiunto a questo il costo per rimborsare tutti gli oltre 8.000 Comuni italiani, ad esempio per pagare gli straordinari ai dipendenti (uffici elettorali e operai presso i seggi), quello per le forze armate che presidieranno i luoghi del voto, il costo di stampa e di trasporto delle schede, oltre ovviamente a tutte le procedure per il voto dei cittadini all'Estero (es.
le spese postali e il lavoro delle ambasciate). A tutto ciò va aggiunta pure un'altra spesa che sarebbe stata evitabile. Ovvero quella di rimborso ai comitati che, raccogliendo 500.000 firme fra i cittadini, hanno indetto appunto la consultazione. In particolare il comitato per il Sìè riuscito a superare tale soglia, mentre quello per il No si è fermato a 300.000 e non avrà diritto ad alcunché.
Una raccolta che sarebbe stata evitabile dato che, a differenza dei referendum abrogativi, la consultazione sarebbe stata indetta anche con le sole firme di un certo numero di parlamentari. Stiamo parlando di 500 mila euro che andranno dunque al comitato del Sì a prescindere dall'esito del voto, cifra che probabilmente appare irrisoria nel "calderone" del costo globale della consultazione, ma che va comunque messa nel conto.
Complessivamente, secondo delle stime effettuate da più parti nei mesi scorsi, il costo totale per svolgere il referendum si aggirerà quindi sui 300 milioni di euro. A questo punto basta una banale calcolatrice o un rapido calcolo mentale per scoprire che, in pratica, nella sola giornata del 4 dicembre spenderemo l'equivalente di 5 anni dei risparmi che lo Stato avrebbe in caso di vittoria del Sì. Infatti 57,7 milioni per 5 fa 288 milioni, ovvero poco meno del costo totale per lo svolgimento del Referendum.