Anche se ha già annunciato di voler inviare una lettera di dimissioni, il senatore di Forza Italia Augusto Minzolini per il momento resta pienamente in carica. Con 137 voti favorevoli, 94 contrari e 20 astenuti, infatti, l’aula di Palazzo Madama ha approvato un ordine del giorno, presentato dal partito berlusconiano, che boccia la deliberazione della Giunta per le Immunità che, nel luglio 2016, aveva dichiarato decaduto l'ex direttore del Tg1 perché destinatario di una condanna definitiva per peculato. A salvare il giornalista, oltre ai compagni forzisti, avrebbero concorso 19 senatori del Pd (oltre ai 24 assenti) e 23 di Area Popolare.
Una “vicenda kafkiana”, come l’ha definita lo stesso protagonista, che ha fatto subito gridare quelli del M5S “all’atto eversivo” e al “voto di scambio” con il caso Lotti, il ministro che proprio ieri aveva superato brillantemente il voto sulla mozione di sfiducia grillina (Guarda il video della conferenza stampa qui sotto).
La conferenza stampa dei parlamentari M5S
Uno dei primi a farsi sentire è stato il senatore Nicola Morra che su Twitter ha riassunto a suo modo la vicenda: “Il Nazareno è risorto: ieri Forza Italia ha salvato Lotti, oggi il Pd ha salvato”. A stretto giro di posta, sempre sul social network, è arrivata la ‘dichiarazione di guerra’ di Roberto Fico. “Avete salvato Minzolini - ha cinguettato il presidente della Vigilanza Rai - Complimenti vivissimi!
Pagherete anche questa alle prossime elezioni. Siete da radere al suolo! Il 40% sarà poco!”.
Vito Crimi, invece, attende la conferenza stampa, convocata in fretta e furia, per comunicare che “oggi i renziani, ai quali ieri è stato salvato Lotti, hanno ricambiato il favore e hanno mantenuto Minzolini nella sua poltrona. Il Senato oggi è fuori legge”.
Parole di pietra che sottintendono ad un vero e proprio ‘voto di scambio’ politico. Ancora più apocalittica si dimostra Paola Taverna secondo la quale “oggi in Senato si è celebrata la fine dello stato di diritto, nessuno se l'aspettava”. Per la battagliera parlamentare romana “è stata fatta una forzatura” perché il Senato “ha sancito che una legge è applicabile a tutti tranne che alla casta”.
Insomma, conclude, “siamo tornati indietro di vent'anni, è come dire che oggi Berlusconi avrebbe tutto il diritto di stare qua dentro, che la (legge) Severino non serve a niente”.
Arriva poi il turno dei ‘pezzi grossi’ Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. “Non sono particolarmente stupito - dichiara ironicamente Di Battista - Forza Italia e Pd si fanno da palo da sempre. Questa non è democrazia ma partitocrazia, la maggioranza Fi-Pd c'è come c'è sempre stata”. Il ‘Che Guevara’ a cinque stelle chiede anche a Renzi di dissociarsi da questo voto. Infine, tocca al premier in pectore Di Maio chiudere il cerchio. “Salvando Minzolini - dichiara in conferenza stampa - Pd e Forza Italia hanno di fatto strappato la legge Severino, che non esiste più nonostante l'avessero votata loro”. Il voto di alcuni senatori renziani, accusa Di Maio, ha rappresentato un “atto eversivo contro le istituzioni della Repubblica”.