Anche Alessandro Di Battista ha visto l’inchiesta sulla crisi del Cinema italiano e su Roberto Benigni mandata in onda lunedì sera, 17 aprile, dalla trasmissione di Rai 3 Report. La sua reazione è stata immediata con un infuocato post pubblicato sul suo profilo Facebook. Secondo il parlamentare pentastellato, l’unica soluzione utile a rilanciare veramente la nostra cinematografia sarebbe quella di “sbattere fuori la politica” dal cinema. E, per primo, il Partito Democratico, una “peste rossa” che, a suo modo di vedere, “ha distrutto tutto quel che ha toccato”.

L’indignazione e la rabbia di Di Battista sono rivolte contro un sistema di potere corrotto che ha permesso allo Stato di vendere a degli imprenditori privati il complesso di Cinecittà Studios. Anche un’altra esponente M5S, Carla Ruocco, ricorda su Fb a ‘Johnny Stecchino’ di essere stato uno dei firmatari dell’appello del 2011 ‘Nessuno tocchi Report’, per poi cambiare opinione non appena ci sono andati di mezzo i suoi interessi.

I post di Di Battista e della Ruocco

Il gruppo guidato da Luigi Abete, Andrea Della Valle e Aurelio De Laurentiis, denuncia il ‘Che Guevara’ grillino, avrebbe dovuto avere il compito di rilanciare la storica struttura, fiore all’occhiello del cinema mondiale negli anni ’60 del novecento.

Invece “l’hanno affossata”. E, aggiunge, a contribuire al fallimento sarebbe stata anche la decisione di accollarsi i circa 5 milioni di euro di debiti contratti dalla coppia Roberto benigni-Nicoletti Braschi con il malaugurato progetto degli Umbria Studios di Papigno, vicino Terni. Da questi dati di fatto Di Battista trae la sua provocatoria domanda: “Capite perché i 'potenti' del Paese fanno la guerra a questa trasmissione?

Il numero 3 del Movimento comincia poi a passare in rassegna i numeri di un disastro. Il gruppo Cinecittà Studios avrebbe 32 milioni di debiti, compresi del mancato versamento dell’affitto dei terreni dove, tra gli altri, vennero girati kolossal come Quo vadis? e Ben Hur. Di Battista si chiede anche quanti siano i film mai realizzati che, però, hanno ricevuto finanziamenti statali o europei.

Fatto sta che, ora, notizia confermata anche dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, Cinecittà sta per finire nuovamente in mani pubbliche allo scopo di costituire una “cittadella del cinema” (parole del ministro). Peccato che, insieme agli affascinanti Studios, lo Stato si ricomprerà anche la montagna di debiti accumulata dai succitati ‘capitani coraggiosi’. Per Di Battista, insomma, i colpevoli sono sempre gli stessi: “Abete, Benigni e il Pd della riforma costituzionale 'stranamente' sostenuta dal premio oscar toscano”.