A pochi giorni dal meeting previsto in Florida tra Donald Trump e il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping, gli USA, per bocca del loro presidente, muovono nuove accuse alla Cina e alla Corea del Nord, considerata una pedina di Pechino. Al contempo, i cinesi vengono ritenuti responsabili di uno scarso impegno nel tentativo di fermare le pericolose manovre di Pyongyang.

Le parole di Trump, affidate al "Financial Times", sono piuttosto gravi perché, oltre a lanciare minacce concrete ai due paesi, aprono ad uno scenario in cui Washington potrebbe muoversi "unilateralmente" sulla Corea del Nord, e non più di concerto con Pechino.

Il presidente degli Stati Uniti, infatti, ha affermato che "se la Cina non risolverà la questione della Corea del Nord lo faremo noi".

Minaccia nucleare

Al centro del discorso di Trump ci sono i pericoli legati al possesso dell’atomica da parte di Pyongyang, che da mesi sta effettuando test nucleari, al fine di dotarsi di un arsenale balistico nucleare. Gli ultimi test missilistici del regime nordcoreano sono stati finalizzati a rafforzare la propria capacità di lancio intercontinentale e a consolidare le proprie armi. Questi movimenti naturalmente non sono ben visti da Washington, che interpreta i lanci nordcoreani come sfide alla propria sicurezza.

La preoccupazione non riguarda solo gli Stati Uniti, ma anche i suoi alleati asiatici come Corea del Sud e Giappone, ambedue privi di testate missilistiche nucleari, e che fanno affidamento proprio sugli americani per la loro difesa.

Coinvolta anche la Cina

Da Seul, il Segretario di Stato Tillerson ha affermato che la "pazienza strategica" perseguita dall’ultima amministrazione americana è giunta al termine, lasciando chiaramente intendere che gli USA sono pronti ad azioni concrete - anche militari - per fermare Pyongyang. Minacce simili sono state mosse alla Cina, accusata di proteggere il regime guidato da Kim Jong-Un: se Pechino non eserciterà pressioni sul proprio alleato, gli USA sono pronti a ritorsioni commerciali (alti dazi sulle merci cinesi) e al rafforzamento della presenza militare nelle acque marine circostanti.

Non si può dire però che la Cina non abbia preso provvedimenti, vista l’interruzione, a febbraio, dell’import di carbone coreano. Tillerson si era recato anche a Pechino per discutere della questione nordcoreana e per avviare i preparativi del vertice tra Xi Jinping e il presidente Donald Trump, che dovrebbe tenersi a giorni.

I rischi di guerra

La Corea è stata già teatro di una guerra tra gli USA e la Cina (l’unica combattuta direttamente tra i due paesi) nel corso del conflitto del 1950-1953. La guerra di Corea è stata l’ultimo conflitto tra le due superpotenze, con minacce concrete di ricorso anche all’atomica. Si spera, naturalmente, che si possa raggiungere un accordo e che non si arrivi mai a questo scenario.

Una soluzione potrebbe essere una mediazione di Pechino o un suo pressing sull’alleato, al fine di rallentarne o arrestarne le manovre nucleari, in cambio di un parziale ritiro degli USA dall’Asia orientale e dalla Corea del Sud, dove vi è una consistente presenza militare americana. Sarà necessario, dunque, un intervento ben più deciso proprio da parte della Cina.