La crescita elettorale esponenziale del Centrodestra non poteva passare inosservata. C’è aria di smobilitazione nella maggioranza di governo, con i partiti centristi pronti a tornare all’ovile di Silvio Berlusconi. Le dimissioni dell’ex ministro per gli Affari Regionali, Enrico Costa, rappresentano solo il preludio di una diaspora che si aprirà ufficialmente in autunno. Forza Italia oggi è tornata a essere un porto ambito in vista delle elezioni politiche. Il premier Paolo Gentiloni ha capito che il vento sta cambiando e per questo ha rinviato a settembre il contestato voto sullo Ius Soli.

Una scelta obbligata che gli consentirà di serrare le fila con gli uomini di Angelino Alfano. La certezza che trapela dal Palazzo è che il cosiddetto incidente aleggia nell’ombra e che, soprattutto, la platea dei potenziali cecchini va ampliandosi giorno dopo giorno. Dal casting ha provato a tirarsi fuori il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, che tra una presentazione e l’altra del suo libro in giro per l’Italia, ha voluto ribadire stima e vicinanza nei confronti del renziano Gentiloni. Una solidarietà che per i più maligni potrebbe presto trasformarsi in un telegramma d’addio.

La minaccia dei Lupi

È senza dubbio Alternativa Popolare il partito che più di ogni altro si è dimostrato ipersensibile alle sirene di Berlusconi.

Alfano ha perso definitivamente la sfida ambiziosa di creare un universo parallelo a quello dell’ex Cavaliere. Nonostante le numerose poltrone occupate nell’esecutivo prima di Renzi e poi di Gentiloni, AP non è mai riuscita a catturare le simpatie dell’elettorato. Logico che in molti abbiano iniziato a guardarsi intorno per non rischiare di rimanere fuori dagli scranni del prossimo Parlamento.

Dopo l’ex ministro Costa, un altro esponente simbolo della scissione da Forza Italia è pronto al clamoroso rientro: Maurizio Lupi. A confermarlo tra le righe il diretto interessato: “Non c’è mai stata un’alleanza con il PD, c’è sempre stata una collaborazione nel sostenere un presidente del Consiglio per far uscire l’Italia dalla crisi e i risultati si sono visti anche grazie alla nostra responsabilità”.

Lupi nel prendere forzatamente le distanze dagli uomini di Renzi ha sottolineato come AP sia nata come alternativa al PD: “Alle prossime elezioni ci presenteremo divisi. Un plurale maiestatis ambiguo e dal sapore forzista più che alfaniano.

Berlusconi è pronto

E Berlusconi? Il suo entourage ha fatto trapelare una certa perplessità sul ritorno di tanti traditori. L’ex Cavaliere non ha mai digerito il voltafaccia di Alfano anche se è cosciente del fatto che, solo attraverso l’unità dell’area dei moderati, si potranno battere Movimento5Stelle e Centrosinistra. Una conclusione che non piace all’altro leader della coalizione, Matteo Salvini, che vorrebbe tenere fuori dalla porta il ministro degli Esteri.

La Lega difficilmente accetterà di sedersi al tavolo delle trattative di fianco al suo nemico giurato. Più che il destino di Alfano nel Centrodestra, tuttavia, ciò che preoccupa Berlusconi è la scadenza naturale della legislatura. Se dovesse verificarsi il clamoroso ribaltone anticipato ai danni di Gentiloni per mano dei senatori di AP, infatti, l’ex Cavaliere non potrebbe correre per Palazzo Chigi. La parola d’ordine che circola ora tra i centristi è dunque temporeggiare, per consentire la piena riabilitazione politica del capo. Sintomatica dell’attuale momento politico è stata la battuta rilasciata all’Huffington Post dal numero uno di IDeA, Gaetano Quagliariello: “Il controesodo verso Berlusconi è da bollino rosso ormai”.