Russia e Stati Uniti vivono la peggior crisi degli ultimi 100 anni, da quando Washington decise di chiudere l’ambasciata a Mosca per la Rivoluzione bolscevica. Ora è stato il turno del presidente russo Vladimir Putin, che ha deciso di espellere 755 lavoratori dell’ambasciata e i consolati americani dalla Russia. Il personale tecnico e diplomatico dovrà fare le valige per lasciare il Paese entro il 1° settembre 2017. La decisione è una risposta alle nuove sanzioni imposte dal governo di Donald Trump alla Russia.

La reazione di Vladimir Putin alle sanzioni

Putin ha dichiarato all’emittente Rossija 24 che “più di un migliaio di persone hanno lavorato e lavorano ancora, ma dovranno fermare le loro attività sul territorio russo”. Il presidente russo ha detto che la Russia si è offerta di collaborare con gli Stati Uniti in molte opportunità, anche in materia di cyber sicurezza, ma da parte degli USA ci sono state soltanto accuse infondate. Putin sperava di migliorare i rapporti con Trump, ma la situazione sembra rimanere invariata e difficilmente cambierà nel breve periodo. “Abbiamo sperato che qualcosa potesse cambiare in meglio – ha aggiunto Putin –. In Russia avevamo questa speranza, ma sembra che questo non potrà succedere presto.

Così ho deciso di dimostrare che quanto sta succedendo non resterà senza risposta”. Secondo Putin, gli Stati Uniti hanno “preso di nuovo una decisione senza che ci sia stata alcuna provocazione. Stanno contribuendo a peggiorare le relazioni con noi”.

Putin ha anche avvertito che la Russia ha molte possibilità per rispondere alle sanzioni degli Stati Uniti: “Abbiamo molto da dire e molto da fare, in diversi settori […] Queste sanzioni faranno male soprattutto agli Stati Uniti […] Spero di non doverlo fare.

Oggi sono contro, ma chissà”.

Tagli alla capacità diplomatica

Il taglio del personale americano in Russia è del 62 per cento. Una misura senza precedenti che, secondo alcuni analisti, non solo rappresenta un duro colpo contro il governo di Trump, ma limita significativamente la capacità diplomatica degli Stati Uniti in Russia.

Inoltre, il governo russo ha vietato all’amministrazione americana l’uso della villa a Serebrianyi Bor, una zona privilegiata a Mosca, e anche di alcuni capannoni.

A dicembre del 2016, l’ex presidente Barack Obama aveva espulso 35 diplomatici russi dal territorio americano e aveva ordinato la chiusura di due palazzi con il personale di Mosca a Maryland e New York. La decisione era stata vista come una rappresaglia per l’interferenza russa a favore di Trump nelle elezioni di novembre.

Le debolezze politiche di Donald Trump

Da Washington sono state imposte sanzioni a imprese di paesi terzi che abbiano intenzione di investire nel settore energetico e di infrastrutture in Russia, ed è stato vietato al presidente eliminare le sanzioni precedenti.

Le sanzioni hanno provocato critiche nell’Unione Europea perché potrebbero essere colpite le transazioni per il rifornimento di gas russo e molte imprese europee sono a rischio di multe da parte degli Stati Uniti.

Trump aveva cercato di alleggerire le sanzioni contro Mosca, ma non ci è riuscito: per il presidente americano, la decisione di Mosca di cacciare il personale diplomatico è un ulteriore elemento di crisi, dopo il licenziamento del capo di gabinetto, Reince Priebus, e lo stop del Congresso alle riforme interne.

Trump si era impegnato in un avvicinamento con Putin, e per questo aveva lasciato il via libera a Mosca in Siria. La crisi tra Stati Uniti e Russia sta precipitando nelle ultime ore e dimostra che Putin considera Trump un politico debole, che può colpire con una pericolosa facilità.