Lui è forse ancora il più amato nel centrosinistra. In ogni caso, è colui che ha battuto Silvio Berlusconi due volte su due alle elezioni nazionali. Romano Prodi era un padre nobile del Pd, per un po’ è riuscito a stare in silenzio dicendo che stava facendo il nonno, nonostante si vedesse lontano un miglio che non gli piaceva per nulla quello che stava accadendo. Ora non ha più remore. Il professore bolognese non ha la tessera del Pd e non ne condivide la politica. Lo ha detto scherzosamente durante un convegno a Cesenatico rispondendo a una domanda rivoltagli dal comico Bertolino che gli aveva chiesto dove avesse messo la sua tenda, proprio quella che lo stesso Prodi aveva detto, qualche mese fa, aver piantato fuori, ma vicino, al Pd.

Stavolta la replica è stata più sferzante, ha dichiarato il professore dicendo di aver messo la tenda nello zaino, poi in treno e di averla persa senza aver chiesto nemmeno la ricevuta degli oggetti smarriti. Insomma, tira aria di divorzio con il segretario del Pd Matteo Renzi.

Per il fondatore dell'Ulivo l'alleanza con Alfano è sbagliata, quella con Berlusconi sarebbe inaccettabile

In particolare, Prodi rimprovera soprattutto a Renzi di aver fatto e di stare continuando a fare una politica delle alleanze sbagliata. Non deve pensare di restare con il gruppo di Angelino Alfano, che fino a poco tempo fa si chiamava Nuovo centrodestra, e tantomeno riesumare i tempi del Nazareno, quando andava d’accordo persino con l’ex Cavaliere.

Anzi, deve mettere la barra a sinistra e guardare al Campo progressista che sta realizzando l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. E’ però assai difficile che Renzi vada in tale direzione perché con Pisapia stanno i fuoriusciti dal Pd Pier Luigi Bersani e, in primis, Massimo D’Alema con il quale il leader di Rignano sull’Arno ha un rapporto di reciproco odio.

Prodi poi vorrebbe recuperare anche Pippo Civati, anch’egli uscito dal Pd, e forse Sinistra Italiana. Renzi non ci pensa nemmeno.

Non è ancora chiaro con quale legge elettorale si andrà a votare

Ma c’è un ma. Non è ancora chiaro con quale legge elettorale si andrà a votare. Con quella attuale, quasi proporzionale con una piccola soglia di sbarramento, ogni forza politica tenterà di raccogliere il maggior numero di voti possibile e di pensare poi alle alleanze.

Se invece si decidesse di optare per un modello che premiasse le coalizioni, allora Renzi dovrebbe pensarci bene perché, guardando al centro, potrebbe trovare un’opposizione anche interna al suo partito. Intanto, ha un “asso” come Prodi contro. E non è poco.