Sembra sia tutto pronto in vista di questa domenica per il referendum sull'indipendenza della catalogna, appuntamento elettorale che sta creando un clima di scontro in Spagna che non si vedeva dai tempi della Guerra Civile (sperando non degeneri come il conflitto tra repubblicani e nazionalisti).

Il Governo autonomo di Carles Puigdemont tira dritto nonostante le minacce e le vie di fatto di madrid, e tramite il portavoce della Generalitat Jordi Turull assicura che i seggi saranno a disposizione per votare, dalle 8 alle 20. Saranno 5,3 milioni i catalani chiamati al voto che potranno recarsi presso i 6.249 seggi distribuiti su 2.315 collegi dove potranno esprimere la loro preferenza sull'indipendenza della Regione.

Ma il Governo centrale di Rajoy sembra sempre più intenzionato a non rimanere inerte di fronte a questo esercizio democratico che potrebbe minare l'unità della Spagna (ricordiamo che se la consultazione riuscisse ad essere svolta normalmente e se vincessero i sì il Governo Catalano nel giro di 48 ore potrebbe dichiarare unilateralmente l'indipendenza, anche se Puigdemont ha affermato che al momento una dichiarazione del genere non è stata ancora considerata dal suo esecutivo).

Le misure di Madrid per impedire il referendum in Catalogna

"Non ci sarà alcun referendum in Catalogna" insistono da Madrid tramite il portavoce di governo Inigo Mendez de Vigo. Si alza anche il livello della minacce dell'esecutivo Rajoy (che per seguire meglio questa delicata situazione ha disertato il vertice europeo di Tallinn sul digitale in programma ieri ed oggi), le cui fonti parlano di "grave disobbedienza istituzionale" della quale il presidente Puigdemont dovrà rispondere "davanti ai tribunali".

Non ci sono solo i toni verbali ad essere perentori: Madrid intende infatti inviare 10.000 agenti di polizia per impedire il referendum, mentre l'Agenzia di Protezione dei Dati dell'autorità centrale potrebbe imporre delle salatissime multe sino a 600.000 euro a coloro che formeranno i seggi di domenica, rei di "uso fraudolento" dei dati degli elettori catalani chiamati al voto.

Referendum Catalogna: arrivo l'appoggio dei Paesi Baschi

Ma Barcellona tira dritto: il vicepresidente catalano Oriol Junqueras ha detto chiaro e tondo che la consultazione avrà luogo poiché a suo dire nessuno, "né governo né cittadini si sta macchiando di un reato". Non solo, anche i Paesi Baschi, altra storica spina nel fianco di Madrid, appoggiano ufficialmente la decisione catalana di poter decidere sulla propria indipendenza tramite un documento redatto dal Parlamento con l'appoggio del partito del premier, i nazionalisti moderati del Pnv, e degli indipendentisti di Bildu.

Di diverso avviso la sindachessa di Barcellona, Ada Colau, eletta nelle file di Podemos, che chiede di portare ad un livello europeo questa crisi, dichiarando che la situazione che si è creata non è semplicemente un affare interno spagnolo ma deve essere trattata con la mediazione della Commissione Europea.

La marcia dei trattori e la chiusura dello spazio aereo

Nel frattempo stanno marciando sulla capitale catalana 400 trattori facenti parte di una colonna di 2.150 mezzi agricoli provenienti da tutta la regione, con l'obiettivo dichiarato di proteggere la consultazione. L'iniziativa, organizzata dai sindacati agricoli e dalle associazioni dei contadini della Catalogna, è ufficialmente di tipo festoso come lo erano le imponenti proteste di piazza che hanno animato ed animano tutt'ora la capitale e la regione, ma i trattori sono pronti a difendere direttamente i seggi in caso di necessità.

Il governo spagnolo, a sua volta, risponde chiudendo lo spazio aereo sopra la città di Barcellona per i voli privati e gli elicotteri (ma non quelli commerciali o di emergenza) da oggi sino a lunedì, presumibilmente per evitare riprese dall'alto delle manifestazioni contro il blocco dei seggi e della partecipazione al referendum.

I catalani sono pronti alla resistenza pacifica, la stessa mostrata negli ultimi giorni, mentre lo scontro tra Madrid e Barcellona è totale: le ultime notizie parlano di una causa intentata dall'esecutivo Puigdemont contro il Procuratore Generale dello Stato, José Manuel Maza, e il Procuratore Generale catalano José Maria Romero de Tejada, per valutare se essi abbiano agito "al di fuori della legge" per aver vietato la consultazione.

Dall'altra parte il comandante dei Mossos d'Esquadra, Josep Lluìs Trapero, "eroe catalano" ma con le mani legate dalle decisioni della Corte Superiore Catalana, ha imposto la chiusura dei seggi e di requisire schede e liste elettorali prima delle ore 6 di domenica, ma al tempo stesso potrà limitare l'uso della forza da parte dei Mossos, che in caso di resistenza passiva da parte dei votanti dovranno accompagnare questi ultimi fuori dai seggi, senza usare i manganelli.