Rachele mussolini, 43 anni, nipote diretta di Benito Mussolini, eletta alle ultime amministrative al Campidoglio, non poteva esimersi dal commentare l’articolo 293 bis, ovvero la legge elaborata da Emanuele Fiano contro la propaganda fascista.

'Il mio cognome è propaganda?'

A Libero Quotidiano, Rachele Mussolini ha detto: “Viviamo nel 2017, non sono fascista, sono un’esponente di destra moderna che vuole portare avanti i valori tradizionali della Patria. Apprezzo quello che ha fatto mio nonno per la sua nazione, ma è accaduto tanto tempo fa”. Così Rachele Mussolini difende il cognome che porta, “Non credo che in Italia si possa pensare di ricostituire il partito fascista o qualsiasi altra forma di dittatura” e definisce la LEGGE FIANO “Ridicola”, manifestando qualche ‘preoccupazione’ sotto un bel sorriso “Il mio cognome è propaganda?

Dovrò far cambiare l'intonazione della pronuncia per aggirare l'ostacolo, perché un domani non potrei ricandidarmi".

Rachele Mussolini ne ha un po' per tutti, in continua polemica con i Grillini che bocciano ogni mozione presentata dalle opposizioni “Condannano i cittadini, non approvano neanche le buone proposte”, continua Rachele Mussolini, “I cittadini vanno ascoltati, l’elettore è importante, io per esempio non ho mai smesso di incontrarli”.

Mi vergogno per loro”, continua Rachele Mussolini riferendosi a qualche partigiano che in passato mostrò risentimento passando davanti a monumenti con iscrizioni fasciste, per poi manifestare il dissenso alla Presidente della Camere Laura Boldrini, “ Si dovrebbe radere al suolo mezza Italia, quartieri interi come l’Eur qui a Roma o il Foro italico, ci sono infrastrutture create durante il fascismo che sono ancora perfettamente funzionanti, anzi direi essenziali”.

Fa poi una piccola riflessione sul passato, “Condanno io per prima gli sbagli di mio nonno per alcune azioni che hanno poi portato alla sua rovina, ho un buon senso della critica”, e prosegue, “ Ho incontrato tanto pregiudizio per il mio cognome, però a livello politico per certe cose c’è più correttezza di quello che sembra”

E' la legge Scelba che ancora oggi regola il reato di "Apologia al fascismo", Rachele Mussolini è soltanto uno dei tanti esponenti politici che si unisce al coro di disappunto: per citare qualche esempio Ignazio La Russa ha contestato con vigore questo ddl alla Camera dei Deputati, mentre Vittorio Sgarbi ha urlato in faccia a Emanuele Fiano che questa era soltanto una copia di una legge già esistente.