Il racconto mediatico della campagna elettorale per il rinnovo dell’assemblea regionale siciliana e per l’elezione diretta del nuovo presidente, fino ad oggi, è stato imperniato, quasi esclusivamente, sui veleni tra i candidati, i giochi di palazzo, le alleanze, i trasformismi, lo scandalo dei candidati cosiddetti impresentabili, o delle presunte incompatibilità e parentopoli e soprattutto sulla guerra dei sondaggi, con differenze, tra i diversi istituti statistici, così ampie da metterne in seria discussione l’attendibilità. Al contrario, nonostante le dichiarazioni d’intenti di tutti i candidati alla Presidenza della Regione, che hanno promesso, fin da subito, una campagna sui contenuti, poco o nulla sappiano dei loro programmi, che, in molti casi, sono tardati ad arrivare, dimostrando l’assenza di un solido progetto alle spalle.

I siciliani, delusi da tutte le ultime esperienze politiche degli ultimi decenni, sembrano del tutto disincantati sulla capacità dei candidati di mantenere le promesse contenute nei progetti delle varie liste e coalizioni per cambiare la Sicilia, affrontando almeno una parte dei suoi problemi endemici. Per questo gli elettori tendono forse a sottovalutare l’importanza della lettura dei programmi elettorali che, se non si risolvessero in un mero elenco di buoni propositi ma, partendo da una seria analisi dei problemi (magari basata su autorevoli studi scientifici), riuscissero a proporre concrete soluzioni per risolverli, individuando le risorse per realizzarli, potrebbero fornire importanti indizi sulla credibilità del candidato.

Abbiamo scelto, in questo articolo, di analizzare dettagliatamente i programmi dei cinque candidati sul tema probabilmente più caro ed interessante per gli elettori siciliani, il lavoro.

Fabrizio MIcari, centrosinistra

Il rettore dell’Università di Palermo e candidato alla Presidenza Fabrizio Micari ha individuato proprio nella parola lavoro, insieme a diritti e territorio, i tre pilastri della sua campagna elettorale.

Per risolvere la crisi occupazionale siciliana, che vede un tasso di disoccupazione superiore di oltre il doppio rispetto a quello europeo (22,1% contro 8,6%) e un tasso di disoccupazione giovanile così alto, 57,2%, da farci entrare nell’ingloriosa top ten delle regioni con un maggior numero di disoccupati d’Europa (con uno sconsolante quinto posto) ruota attorno alle seguenti idee guida: potenziamento delle infrastrutture, semplificazione della burocrazia, accesso al credito, sostegno all’innovazione, formazione, zes e zone franche d’impresa, potenziare l’internazionalizzazione delle imprese e il brand della Sicilia.

Gli addetti ai lavori riconosceranno facilmente una sostanziale continuità tra questo programma e quello dell’attuale assessorato al lavoro della giunta Crocetta. Micari non sembra però dimostrare come il perseguimento di questi obiettivi possa risultare più efficace ed avere delle ricadute concrete sull’occupazione più visibili di quelle realizzate dal suo predecessore, né vengono individuate con chiarezza le risorse per realizzare interventi economicamente impegnativi come, ad esempio, il potenziamento delle infrastrutture.

Nello Musumeci, centrodestra

Anche Musumeci pone il lavoro al centro del suo progetto e descrive il suo programma come un documento che fissa obiettivi chiari e misurabili.

Il programma del candidato del centrodestra, al contrario, è lapidario e fin troppo sintetico, prevedendo: a) un non meglio definito “programma straordinario per l’occupazione”, b) una riforma dei centri per l’impiego di cui non si precisa il contenuto, c) generici interventi a favore del lavoro indipendente d) inserimento dei lavoratori over 50 e) ed infine la “riforma dei precari (sic) della P.A. ed enti diversi”.

Giancarlo Cancelleri, Movimento Cinque Stelle

Molto più dettagliato e corposo, anche sul tema del lavoro, è il programma del movimento cinque stelle che, oltre alle priorità individuate da Micari di agevolare l’accesso al credito e di semplificare la burocrazia propone numerosissime altre idee, tra le quali l’istituzione di un fondo regionale per le politiche giovanili, per dare impulso alle start up siciliane nonché il noto cavallo di battaglia del Movimento, quel reddito di cittadinanza che vedrebbe proprio nella Sicilia il suo primo laboratorio.

Il programma dei cinquestelle, nella cura dei dettagli e nella ricchezza delle proposte, dimostra, quanto meno, una maggiore attenzione per lo strumento, ma nell’individuare gli obiettivi forse più ambiziosi di questa campagna elettore mette in luce, ancor di più, il suo limite principale, quello di non individuare, in modo convincente e chiaro le cospicue risorse necessarie a finanziare i progetti, in una Regione che oggi ha un debito di 8 miliardi di euro, pari a quello di un vero e proprio Stato.

Roberto La Rosa, Siciliani Liberi

Il programma che analizza in modo più dettagliato la questione finanziaria è quello dell’avv. La Rosa di Siciliani Liberi. Non si tratta qui di un giudizio di merito sulla qualità della proposta politica ma di una mera valutazione neutra sul livello di approfondimento di due temi, quello delle politiche di bilancio e finanziarie, che sono soltanto sfiorati dagli altri candidati.

La Rosa punta sull’istituzione di una zona economica speciale e (ri)propone una ricetta politico-economica che valorizzi gli strumenti dell’autonomia siciliana. Focalizza dettagliatamente la propria attenzione sulla gestione a breve, medio e lungo termine della pachidermica macchina amministrativa regionale, senza tuttavia avere il coraggio di scontentare nessuno e finendo, purtroppo, anch’egli per assumere impegni che sembrano essere di gran lunga superiori rispetto alle possibilità della Regione.

Claudio Fava, Cento Passi per la Sicilia

Il candidato della sinistra, muove la sua analisi dalla stigmatizzazione dei fenomeni clientelari e mafiosi che strozzano lo sviluppo dell’isola. A suo avviso "La fuga di migliaia di giovani dai luoghi di lavoro e dalle università è il risultato più vistoso di questo dissennato e criminale uso della politica, che si aggiunge alla condizione di disoccupazione e di precarietà che colpisce grande parte della popolazione.

Il lavoro, in Sicilia, non c’è, oppure è in gran parte nero e irregolare. Mancano i controlli sulla sicurezza, sulle regolarità retributive e contributive, sulla salute dei lavoratori.” Per questo, mettendo al centro il tema dei diritti, propone di rendere immediatamente operativo l’Ispettorato del Lavoro in Sicilia, dotandolo delle risorse necessarie e dei servizi ispettivi, soprattutto per contrastare caporalato, abuso dei voucher, violazione delle misure di sicurezza. Propone inoltre un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture di servizio alla collettività, usando in modo coordinato tutte le risorse nazionali e regionali disponibili(per esempio i fondi per la messa in sicurezza delle scuole, gli interventi per il risanamento ambientale, gli investimenti per le periferie urbane…). Un programma che individua quindi soprattutto nei “trasferimenti” le principali risorse su cui far leva, promettendo una più efficiente capacità del governo regionale di intercettarli e spenderli.