“Il governo, nel corso del Consiglio dei ministri, ha autorizzato la questione di fiducia da porre sulla legge elettorale”. Con questo laconico comunicato, battuto alle ore 14.34 di lunedì 10 ottobre, l’agenzia di stampa Dire annuncia la decisione del governo Gentiloni di dare il via libera al voto di fiducia delle Camere sulla nuova legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum bis. I gruppi parlamentari (M5S, Mdp, Dd’I), contrari a quella che viene vista come una forzatura, parlano di “emergenza democratica” e insorgono immediatamente. In particolare, il Movimento di Beppe Grillo, per bocca del suo candidato premier Luigi Di Maio, convoca i cittadini a presidiare a oltranza per due giorni piazza Montecitorio a partire da domani, 11 ottobre, per evitare l’approvazione del Rosatellum con il voto segreto finale.
Intanto, Alessandro Di Battista, già sceso in piazza, si incontra e si scontra con i militanti del MLI dell’ex generale Antonio Pappalardo, lì radunatisi con l’intento di ‘sfrattare’ i parlamentari considerati abusivi dal Parlamento.
Il video di Di Maio contro la fiducia sul Rosatellum
“Ci siamo. Per anni ci avete detto: ‘Convocateci in piazza e verremo lì’. È arrivato il momento ragazzi!”. Luigi Di Maio decide di aprire con questo incitamento quasi da rivoluzionario il suo video-appello contro il voto di fiducia sulla legge elettorale. Sono trascorsi appena pochi minuti dalla decisione presa dal Consiglio dei ministri, a nome del governo, di apporre la questione di fiducia sul Rosatellum bis.
Il candidato premier pentastellato, non si rivolge solo ai militanti del Movimento, ma a tutti i cittadini perché, dice, “siamo in piena emergenza democratica”. Parla di “atto di imperio” da parte di Pd, FI, Lega e Alfano, che impedirà, di fatto, la discussione parlamentare sulla legge elettorale.
Di Pietro: la fiducia è un ‘ricatto parlamentare’
Una decisione, quella di porre la fiducia, che Antonio Di Pietro, quasi contemporaneamente sugli schermi di La7, definisce un “ricatto parlamentare”. Nessuna speranza, dunque, di eliminare le multicandidature o di introdurre le preferenze. Con questa legge, ne è convinto Di Maio, andrà al governo chi ha perso e all’opposizione chi, invece, ha vinto.
Una “legge truffa”, come quella architettata nel 1953 dalla Dc di De Gasperi. La “peggiore legge della storia”, insomma, concepita da una “accozzaglia di partiti” che non sarebbe in grado di vincere “senza imbrogliare”. È un Di Maio quasi fuori di sé per la rabbia quello che parla di “inciucio tra Renzi e Berlusconi” con tanto di “benedizione di quel venduto di Salvini”. Il leader in pectore dei grillini resta comunque convinto che il tentativo di escludere il M5S dal potere verrà bloccato “pacificamente” dai cittadini.