Il governo Gentilloni autorizza il ricorso alla fiducia sulla legge elettorale dopo la richiesta avanzata dal Pd per tutelare il testo frutto dell’accordo tra Partito democratico, Alternativa Popolare e altri centristi della maggioranza con Forza Italia e Lega Nord. Il cosiddetto “Rosatellum bis” dopo aver superato l’esame della prima commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati con oltre 20 ore di dibattito e di votazioni su ogni emendamento, viene blindato dal governo, con la ministra Anna Finocchiaro, che ha posto la questione della fiducia sul Rosatellum bis alla Camera per scongiurare il rischio posto dai cosiddetti ‘franchi tiratori’ (deputati che, nel segreto dell’urna, cambiano il loro voto rispetto all’ìndicazione data dal loro gruppo), in quanto come spiega lo stesso Rosato (PD): «Sottoporre il testo ai voti segreti metterebbe in difficoltà l’insieme della riforma».

La decisione smentisce la linea ribadita più volte dal Pd, con il relatore della legge Emanuele Fiano, che aveva assicurato che l’opzione della fiducia non era sul tavolo. Il governo, nell’annunciare la fiducia, ha specificato in Aula che viene posta sui primi tre articoli. Le prime due si svolgeranno mercoledì 11 ottobre. La terza ed ultima fiducia si voterà invece giovedì. Entro la serata di giovedì si avrà quindi il voto finale sulla legge elettorale. Soddisfatte le forze pattuenti dell’accordo: FI fa appello al senso di responsabilità del Parlamento per l’approvazione, in tempi rapidi aggiunge la Lega Nord. “La legge elettorale prima passa in Parlamento e meglio è”, ha dichiarato il segretario federale del Carroccio Matteo Salvini, “perché prima si va a votare e meglio è”.

Rosatellum 2.0

Due anni dopo la presentazione dell’Italicum dell’allora governo Renzi, figlia del patto del Nazzareno, un altro governo di maggioranza democratica, lega il suo destino alla legge elettorale. Nella moda contemporanea di latineggiare le proposte di riforma elettorale (al Mattarellum, precedente al Porcellum, si voleva sostituire l’Italicum) il Rosatellum trova genesi dal cognome del capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, che ha ideato il sistema: il primo tentativo frutto di un accordo allargato anche al M5S fu affossato all’inizio dell’estate nell’Aula della Camera al primo voto segreto (il nome a giugno era ancora Tedeschellum, rimarcandone le somiglianze con il sistema vigente in Germania) trovando le reazioni sdegnate e le accuse incrociate dei vari protagonisti.

L’attuale proposta, il Rosatellum bis, si presenta come un mix tra elemento maggioritario e parte proporzionale, dove la quota di proporzionale la fa da padrona: prevede il 64% di listini plurinominali corti e bloccati (da due fino a quattro nomi) e solo il 36% di collegi maggioritari uninominali. Nell’attuale Mattarellum la proporzione era esattamente inversa.

La soglia di sbarramento per la Camera e per il Senato è stata fissata al 3% a livello nazionale per le liste, mentre è del 10%, sempre a livello nazionale, per le coalizioni. Il voto si esprime su un’unica scheda e non è stata concessa la possibilità del voto disgiunto.

Fiducia alla camera, opposizioni insorgono: urla dentro e fuori il Parlamento

All’annuncio della questione di fiducia della ministra per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro è scoppiato il caos, con grida, urla e proteste, da parte delle opposizioni. A destra, Fratelli d’Italia con Meloni e La Russa chiedono l’intervento del presidente Mattarella per bloccare l’iter e scongiurare il pericolo di eversione, nonostante la Consulta abbia già dichiarato inammissibile il ricorso contro la fiducia sulla legge elettorale.

Analoga iniziativa è presentata fuori dall'emiciclo dai Radicali Italiani che richiamano l’attenzione del Presidente della Repubblica sul tentativo di sabotaggio democratico in atto, impedendo la presentazione di movimenti fuori dal Parlamento. Vicina a questi ultimi si pone la critica di Giuliano Pisapia: «Credo che il Rosatellum bis sia un passo indietro rispetto al testo precedente che, almeno, prevedeva che il cinquanta per cento dei parlamentari fosse scelto dai cittadini e non dalle segreterie dei partiti». A sinistra, MDP ha presentato 28 emendamenti al testo chiedendo al PD la discussione in aula: l’assenza di quest’ultimo passaggio si presenterebbe per i fuoriusciti dal PD come un “atto di assoluta protervia” ribadendo quindi il voto negativo.

Anche per Sinistra Italiana l’ipotesi fiducia è da scongiurare. ““Si tratterebbe di una forzatura di inaudita gravità, un vero e proprio attentato ai diritti e alla libertà del Parlamento. I più scatenati in queste giornate risultano al momento i deputati del M5s: se durante la discussione hanno sventolato copie del regolamento di Montecitorio al momento dell’annuncio uno dei volumi è stato lanciato al centro dell’emiciclo dal membro della giunta per il regolamento della Camera, Danilo Toninelli. Carla Ruocco (M5S) ha sbattuto più volte sul banco la “ribaltina” di legno, per fare rumore. Il coro dei grillini è stato “venduta, venduta” all’indirizzo della Boldrini, nonostante il ruolo puramente istituzionale di quest’ultima (eletta, tra l’altro, nelle file di un partito contrario alla riforma elettorale).

Al termine della discussione il deputato Di Battista (M5S) esce infuriato dal Parlamento e scorgendo un capanello di contestatori nel piazzale astante decide, megafono alla mano a mo’ di capo ultras, di cavalcarne la rabbia: respinto dai contestatori scopre di aver sbagliato “curva”, trovandosi davanti i simpatizzanti del Movimento di Liberazione Italia guidato dall'ex generale Antonio Pappalardo.