Al termine delle infuocate polemiche scatenatesi durante la settimana ferragostana, sembra che qualcosa stia cominciando a muoversi nei palazzi della Politica. Il riverbero dello "show" dell'attuale crisi di governo ha espanso la propria eco anche nella vita quotidiana degli elettori. Da qualche giorno, infatti, i cittadini discutono e si confrontano su un'eventuale nuova maggioranza giallo-rossa dopo quella giallo-verde, oppure di un ipotetico successo (in caso di elezioni anticipate) della coalizione blu di centrodestra.

Dunque, il tema imperante di queste torride giornate estive è quale maggioranza potrebbe costituirsi dopo la fine dell'esperienza del governo Lega-M5S e, nonostante la situazione sembri particolarmente intricata, la "tavolozza dei colori" della politica italiana non lascia poi spazio a molte scelte: se allo stato attuale il colore più rappresentato in Parlamento è il giallo del Movimento 5 Stelle, occorre necessariamente trovare un abbinamento adatto affinché si ottengano dei numeri solidi per guidare il Paese.

Il centrodestra (l'azzurro di Forza Italia e di Fratelli d'Italia) sembra provocare una forte cromatofobia ai grillini: passato di moda il "verde" della Lega, attualmente l'unico abbinamento disponibile per i pentastellati sarebbe quello con il rosso del Partito Democratico.

Riassunto di una crisi annunciata

La fine dell'esperienza del governo giallo-verde è stata segnata, tra l'altro, da episodi piuttosto coloriti. Nonostante Lega e M5S all'inizio dell'estate avessero pronosticato un futuro roseo per il Paese, con il trascorrere delle settimane il ministro dell'Interno Salvini si è mostrato sempre più insofferente verso le rimostranze degli alleati grillini e ha deciso di innescare la crisi di governo.

E così si è arrivati a martedì 20 agosto: una giornata lunga, carica di tensioni, arrivata al termine di una delle crisi più "folli" della storia repubblicana. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha rassegnato le dimissioni in serata, recandosi al Quirinale al termine del suo discorso al Senato.

Un intervento arricchito dalla successiva replica alle rimostranze del ministro dell'Interno, che non ha fatto altro che sottolineare ulteriormente le distanze con la Lega di Matteo Salvini, accusato a più riprese di essere il responsabile della fine dell’esperienza giallo-verde, e di non aver avuto il coraggio di andare avanti fino in fondo per la sua strada.

Infatti il leader leghista, nonostante nella sua replica alla relazione iniziale avesse rivendicato a voce alta le sue azioni precedenti, al termine del dibattito in Senato insieme al suo partito ha deciso di ritirare la mozione di sfiducia al governo, aprendo le porte ad un nuovo accordo con il M5S. Questa proposta però si è dapprima infranta sul duro selciato dell'indifferenza del Presidente Conte, ed infine sul muro del "no" dei grillini.

Del resto, le intenzioni di Matteo Salvini sono state chiare fin da subito: il suo invito al voto puntava a capitalizzare l'enorme vantaggio che i sondaggi di queste ultime settimane hanno dato al suo partito rispetto ai principali avversari politici, allo scopo di poter finalmente diventare il nuovo premier. Quali sono dunque gli scenari che si potrebbero aprire al termine delle consultazioni?

Qualora non si dovesse trovare una nuova maggioranza e si dovesse andare al voto - quantomeno in autunno e con la "spada di Damocle" delle clausole di salvaguardia da disinnescare - tenendo conto degli ultimi sondaggi politici diffusi dall'Istituto Noto, la coalizione di centrodestra (Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia) riuscirebbe a superare il 50% dei voti, ottenendo dunque un'ampia maggioranza in Parlamento.

Inoltre c'è da aggiungere che Lega e Fratelli d'Italia riuscirebbero anche a governare da soli, qualora il partito di Silvio Berlusconi dovesse decidere di tenersi lontano da un'alleanza palesemente sovranista ed anti-europeista. Per evitare che si arrivi a questa situazione, le forze di opposizione al centrodestra presenti oggi in Parlamento starebbero cercando di mettere in atto una serie di alternative.

Ipotesi tecniche per una nuova maggioranza

Tra le ipotesi al vaglio per uscire dalla crisi di governo senza tornare alle urne ci sarebbe quella relativa ad un appoggio esterno del Partito Democratico al Movimento 5 Stelle: in questo modo i dem potrebbero sganciarsi dall'esecutivo, pur sostenendolo.

Tutto ciò avverrebbe o in maniera diretta (tramite voto) o indiretta, attraverso l'assenza dall'aula durante le votazioni finali. Questa soluzione renderebbe il processo di "accountability" più complicato e meno trasparente, venendo meno quindi ad uno dei massimi principi grillini.

Un governo di minoranza gestito sempre dai pentastellati ma retto sul voto di fiducia di meno della metà dei parlamentari. Infatti se alcuni esponenti del Pd dovessero astenersi o abbandonare l'aula, potrebbe anche bastare una minoranza di parlamentari per far partire l'esecutivo.

Una soluzione poco probabile al momento appare quella di un governo di larghe intese che coinvolga - oltre ai due maggiori partiti o schieramenti politici contrapposti (PD e M5S) - anche le altre forze di opposizione al governo giallo-verde (come FI, LEU ed altri del Gruppo Misto).

Questa situazione potrebbe verificarsi solo per superare una fase di stallo in Parlamento e giusto per tenere in piedi l'accordo di governo fino al termine delle impellenze internazionali.

Dunque, più che di un "governo di larghe intese", si potrebbe parlare di una sorta di "governo di unità nazionale", ovvero un esecutivo retto sulla totalità (o quasi) delle forze presenti in Parlamento.

Altra ipotesi che però sembra non riscuotere molto successo tra i protagonisti della politica italiana è quella di un governo del Presidente (definito anche governo d'affari o amministrativo) inteso, in gergo parlamentare, come un esecutivo di breve durata con un programma e degli obiettivi limitati e scelto dal Capo dello Stato.

Il PD, al momento, tramite il segretario Nicola Zingaretti ha fatto sapere di essere pronto ad un governo di legislatura che non duri solo pochi mesi, ma che possa lavorare almeno per i prossimi tre anni. Quest'accordo potrebbe ricalcare sostanzialmente le fondamenta del famoso contratto di governo giallo-verde, sancendo un'intesa tra PD e M5S volta a superare questo difficile momento istituzionale e - cosa non da meno - ad arginare l'avanzata di Salvini e di un'eventuale vittoria del centrodestra unito in caso di elezioni anticipate.

Quale che sia la soluzione finale, ad oggi l'unica certezza è che il Presidente della Repubblica non ha intenzione di concedere troppo tempo per trovare la giusta alchimia, essendo disposto ad aspettare non più di qualche settimana.

Del resto, le scadenze relative alla prossima legge di bilancio e ai posti in Commissione Europea lo impongono.

E qualsiasi soluzione, colorata o meno, possa sembrare quella giusta, verrà presa in considerazione. Perché, come diceva Deng Xiaoping (leader de facto della Cina dal 1978 al 1992): "Non importa che sia un gatto bianco o un gatto nero, finché cattura topi è un buon gatto".