Ha avuto inizio nella capitale cinese, presso la Grande Sala del Popolo, il 19° Congresso del Partito comunista, che, come da tradizione, si tiene ogni 5 anni. Durerà fino al 24 ottobre e avrà il compito di rinnovare le cariche di vertice: un migliaio di delegati da tutto il paese eleggerà i membri del Comitato Centrale, il quale, a sua volta, designerà i 25 membri del Politburo, dai quali usciranno anche i nomi dei 7 membri del Comitato permanente, l'organo più potente del Paese. Ad avere la certezza di una rielezione è sicuramente l'attuale segretario generale, nonché presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping.

Chi è Xi Jinping?

''Il socialismo con caratteristiche cinesi ha attraversato la soglia di una nuova era, sarà un'era con il compito di assicurare una vittoria decisiva nella costruzione di una società moderatamente prospera sotto tutti i punti di vista, e di andare avanti con grande sforzo nella costruzione di un grande paese socialista moderno'', queste le parole pronunciate da Xi Jinping al raduno del PCC, mentre distribuiva una relazione sugli obiettivi futuri in campo economico e sociale. Non sono mancati poi accenni al processo di continuazione di liberalizzazione dei cambi e del tasso di interesse, all'abbattimento delle barriere agli investimenti stranieri e al mantenimento di un forte controllo sia sulle forze armate sia sulle regioni amministrative speciali, Hong Kong e Macao.

Xi Jinping, figlio di un combattente comunista di ispirazione riformista, sin da giovane manifesta una forte passione politica. Nel 1971 entra nella Lega della gioventù comunista e, tre anni più tardi, nel Partito comunista cinese. Dopo numerosi incarichi in varie province, diviene prima vicegovernatore e poi governatore nel 1999 della provincia del Fujian, lungo la costa sud-orientale della Cina, dimostrando già un approccio volto all'attrazione di investimenti stranieri.

Con il passare degli anni, riesce a scalare posizioni all'interno del Partito, fino a diventare uomo di fiducia dell'ex presidente della Repubblica Hu Jintao, grazie agli ottimi risultati raggiunti. Nel 2008, infatti, viene eletto vice presidente della Repubblica Popolare Cinese, e durante l'incarico, si costruisce una reputazione di uomo pragmatico, guadagnandosi la stima di importanti figure internazionali, come Nelson Mandela, Hugo Chavez e l'ex premier di Singapore, Lee Kuan Yew.

Nel 2012, al termine del diciassettesimo Congresso, viene eletto Segretario Generale del Partito Comunista e capo della Commissione militare centrale. Come da prassi, infine, a suggellare definitivamente una transizione nella leadership cinese, nel 2013 Xi viene eletto presidente della Repubblica succedendo a Hu Jintao.

Con la probabile rielezione, Xi diverrà uno dei leader più potenti della storia politica cinese, al pari di Mao Zedong, padre della Repubblica popolare cinese, e Den Xiaoping, artefice del ''socialismo cinese'' e sostenitore del passaggio da un'economia pianificata a un'economia aperta al mercato. E i numeri sono, di fatto, a suo favore: in 5 anni, il tasso medio di crescita del PIL è stato del 7.2%, a fronte di una media globale di circa il 2.6%; inoltre, la Cina ha contribuito alla crescita mondiale più di USA, Giappone e Unione Europea messi insieme.

E anche i dati di quest'anno sembrano confermare tale trend economico. Tuttavia, numerosi problemi urgono una soluzione rapida: l'invecchiamento della popolazione, anche a causa della politica del figlio unico, la crescita del debito e la crescente disuguaglianza economica all'interno del Paese, in particolare tra reddito rurale e reddito urbano.

Quale sarà la Cina dei prossimi anni?

Dopo la firma degli Accordi di Parigi sul cambiamento climatico nel 2015, la Cina, in seguito all'uscita degli USA, si pone alla guida del movimento globale per la difesa dell'ambiente, mentre il suo Presidente, Xi Jinping, si è imposto come uno statista capace di colmare il vuoto lasciato da Donald Trump. Se sarà una Cina più aperta o più chiusa lo dirà solo il tempo, ma le premesse sembrano profilare delle ipotesi plausibili.

Tra le intenzioni di Xi, vi è quella di emendare la Costituzione cinese, introducendovi delle teorie proprie. Per di più, il rafforzamento del ruolo del Partito-Stato all'interno dell'economia e la forte repressione politica, di cui il caso Xiaobo ne rappresenta una manifestazione concreta, nonostante la promessa di riforme economiche e di una ''Rinascita cinese'', fanno pensare ad una maggiore chiusura.

Allo stesso tempo, però, il progetto della nuova Via della Seta, la grande iniziativa strategica per i commerci nella quale è coinvolta anche l'Italia, e il grande peso acquisito in politica estera, soprattutto nella vicenda Corea del Nord, fanno pendere la bilancia dall'altra parte. La situazione resta, dunque, ampiamente prevedibile dal punto di vista politico, dato l'ormai immenso potere conquistato da Xi, ma, in campo economico e sociale, la partita è ancora aperta e le decisioni potrebbero essere diverse da quelle previste dai media internazionali.