Questa campagna elettorale avviata all'Election Day del 4 marzo forse verrà ricordata per un comune denominatore: la detrazione fiscale. Sì, perché, se sempre tanti sono i partiti in lotta per il podio, identico sembra il cavallo di battaglia più usato in chiave di convincimento degli elettori. Ossia, l'abbassamento delle tasse. Come se una tale risoluzione non sapesse di vecchio trucco politico per manovrare la scelta del cittadino medio. Come se un intervento di tal genere fosse davvero risolutivo. Come se, poi, abbassare le tasse fosse realmente possibile, essendo l'Italia nella situazione economica in cui è.

Promesse elettorali dei maggiori partiti

Dopo aver fatto a gara per promettere di abolire le riforme varate dai rispettivi partiti avversari, sembra che ora, a meno di 40 giorni dal voto, i principali partiti vogliano assicurarsi la candidatura sul tema della defiscalizzazione. Senza preoccuparsi della possibilità reale di trovare le risorse per finanziare i loro progetti: a 100 miliardi ammonterebbe, infatti, la spesa per realizzare tutti i tagli promessi. Matteo Salvini, leader della Lega, punta sull'abrogazione della legge Fornero. Un intervento che, secondo l'INPS, costerebbe fino a 140 miliardi nel 2020. Silvio Berlusconi, di Forza Italia, punta invece ad assicurare la pensione minima a 1000 euro.

Per una spesa dello Stato pari a 18 miliardi. I Grillini Di Maio e Di Battista scendono a 15 miliardi con il loro reddito di cittadinanza. Seguono poi Matteo Renzi (Partito Democratico) che promette una spesa di 4-6 miliardi per dare gli 80 euro mensili alle famiglie in difficoltà. In fondo alla lista si accoda Piero Grasso(LeU) che promette di cancellare le tasse universitarie.

L'Italia può permettersi di non pagare le tasse?

Secondo i dati Ocse l'Italia ha superato, è vero, la fase peggiore della crisi. Il Pil per il 2018 è in dato in crescita (+1,5%). Decresce poi il debito pubblico (al 129,8% quest'anno e al 127,7% nel 2019) e cala il tasso di disoccupazione (al 10,5% nel 2018 e al 10,1% nel 2019).

Il punto da tenere presente è che per consolidare la crescita italiana non è possibile conciliare un rafforzamento economico senza una giusta tassazione dei cittadini. Non è attuabile una detassazione incontrollata e arbitraria, così come è vero che ogni Stato ha bisogno di risorse per offrire dei servizi. Il caso americano dello Shutdown ne è una chiara dimostrazione. Occorre, invece, una giusta, equa e capillare manovra fiscale: dove i sacrifici individuali siano proporzionali alle possibilità economiche e l'evasione sia ridotta a zero; dove gli sprechi delle amministrazioni siano perseguiti e la corruzione bandita.