Silvio Berlusconi guarda all'Unione Europea e non solo per ciò che lo riguarda personalmente. A meno di clamorose sorprese, tradotte in una sentenza della Corte Europea che arrivi molto prima del previsto e lo riabiliti alla candidatura, il Cavaliere non può scendere in campo (tanto per usare una frase a lui molto cara) in prima persona. Pertanto, pone in atto quella che in gergo calcistico viene definita 'melina', nonostante i due alleati della coalizione di centrodestra, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, gli chiedano ormai a due settimane dalle Elezioni politiche di indicare un candidato premier.

Nella mente del leader di Forza Italia quel candidato c'è da tempo, Berlusconi ha troppa esperienza politica per farsi trovare impreparato in tal senso ed è consapevole che la sentenza tanto attesa arriverà a diversi mesi di distanza dall'appuntamento elettorale. Ha tracciato un identikit, fin troppo facile intuire che il profilo corrisponde a quello di Antonio Tajani.

Tajani, garanzia di un governo europeista

I cronisti hanno cercato di prenderlo in contropiede e la domanda di come si comporterebbe se venisse indicato come candidato premier da Forza Italia è stata rivolta al diretto interessato. "Chiedete a Berlusconi", è stata la riposta di Tajani. Sul perché questa eventuale candidatura sia considerata 'ideale' da Berlusconi è fin troppo facile comprenderlo.

Tajani è il presidente dell'Europarlamento e nessuno meglio di lui potrebbe rappresentare una garanzia per Bruxelles per un governo di Roma di stampo 'europeista'. I vertici UE ed i principali governi dell'Unione hanno espresso preoccupazione dinanzi all'eventualità di un governo italiano che abbia tra i suoi 'pezzi' l'estremista ed euroscettico Matteo Salvini.

L'attuale premier Paolo Gentiloni, nel recente bilaterale di Berlino con Angela Merkel, ha rassicurato la cancelliera sul 'pericolo populista' che sarà scongiurato dal risultato delle urne, soprattutto se sarà il PD a vincere le elezioni, definito dal presidente del Consiglio come un "antidoto al populismo ed all'euroscetticismo".

Su una cosa siamo convinti, il pensiero di Berlusconi non è così distante da quello di Gentiloni, con la differenza che però il Cavaliere è parte interessata e contraria al PD nella corsa elettorale e considerato che, ancora una volta, ha escluso la possibilità di larghe intese dopo il voto, ecco la sua ricetta ad eventuali 'pericoli estremisti' che, però, gli sono necessari per entrare a Palazzo Chigi.

Ancora nessun nome: la pretattica di Berlusconi

Dunque il leader di Forza Italia dice e non dice, quando sottolinea che il suo candidato premier potrebbe arrivare da Bruxelles. "Con lui ho un impegno e non posso fare il suo nome", aggiungendo che "deve ancora regolare i rapporti con il suo attuale incarico.

Per fare il nome aspetto una sua telefonata". Al di là di quelli che possono essere gli accordi con il 'mister x' che somiglia tanto ad Antonio Tajani, c'è una precisa volontà già espressa da tempo: quella di intestarsi in prima persona la corsa verso Palazzo Chigi. Se il nome di Tajani o di chiunque altro salta fuori a pochi giorni dal voto, il suo peso alle urne sarà comunque poco rilevante. Nel caso di Tajani sarebbe la garanzia di un politico esperto, stimato anche da una parte del centrosinistra, europeista ma anche critico su certe politiche espresse da Bruxelles. A conti fatti, un garante per quella parte di elettorato moderato che Forza Italia rappresenta. Certamente, non un candidato che dividerebbe con Berlusconi il merito di un possibile successo elettorale, nè tantomeno un successore perché il Cavaliere non ha ancora intenzione di scendere dal destriero e non lo farà, almeno fino a quando non arriverà la sentenza della Corte Europea.

Se per lui fosse negativa, sarebbe costretto giocoforza a lasciare il campo.

I dubbi degli alleati

"Sarà una sorpresa così sorprendente che al momento non ne ho la più pallida idea". Ha risposto in tal modo Matteo Salvini alle domande dei giornalisti che gli chiedevano un'indiscrezione sul candidato premier di Berlusconi, aggiungendo però di non gradire le sorprese su questo argomento e di preferire la chiarezza. In verità la possibilità che Tajani possa essere il suo 'rivale interno' alla coalizione di centrodestra, nel caso in cui davvero riesca ad ottenere la maggioranza alle urne il prossimo 4 marzo, non è mai stata gradita più di tanto al segretario del Carroccio. Con Berlusconi fuori dai giochi, in effetti, lui rappresenta il leader politico di maggiore peso tra gli scranni del centrodestra e la sua candidatura potrebbe essere sostenuta anche da una parte di Forza Italia (in mancanza di Berlusconi ovviamente) come quella guidata dal governatore ligure Giovanni Toti.

Salvini in queste settimane di campagna elettorale parla quasi sempre da futuro premier, ma per trasformare le parole in fatti, la Lega deve ottenere più voti di Forza Italia nel caso in cui la coalizione riesca ad ottenere la maggioranza in parlamento. Su Tajani premier non si è espressa con favore nemmeno Giorgia Meloni che ha rilanciato sé stessa per la poltrona più importante di Palazzo Chigi. "La mia idea è Giorgia Meloni primo ministro e sto lavorando per questo", ha risposto la presidente di Fratelli d'Italia. Ha dunque intenzione di scrivere la Storia, visto che il Belpaese non ha mai avuto un premier donna.

Berlusconi-Salvini, sarcastico scambio di 'cortesie'

Per conoscere ufficialmente il nome del candidato premier di Forza Italia bisognerà dunque attendere, ma da parte di Silvio Berlusconi c'è la conferma 'diplomatica' che non sosterrà in alcun modo una candidatura di Salvini.

"Secondo un recente sondaggio, gli italiani hanno attribuito una crescente fiducia a Salvini in tema di sicurezza e, dunque, sarebbe un ottimo ministro dell'Interno", ha detto. La risposta del leader leghista è stata altrettanto diplomatica e sarcastica. "Quando sarò premier farò ministro Berlusconi, per il mio governo cerco persone competenti settore per settore".