Il 1979 è l'anno in cui avviene l'inserimento degli elefanti africani all'interno della lista degli animali a rischio estinzione; la scelta è motivata dalla velocità con cui gli esemplari di tale specie scompaiono, passando da 5 milioni all'inizio del secolo a poco più di 400 mila.Tra le cause riconosciute di questa rapida diminuzione si potevano - e si possono trovare -: la continua domanda di collezionisti dell'avorio di cui sono formate le loro zanne, la cruda caccia di frodo che da anni si cerca di ostacolare e, non meno importante, la diminuzione del loro habitat, ridotto sempre di più dall'espansione dell'uomo.

Il novembre scorso, l'agenzia per la Pesca e la Fauna selvatica americana ha annuciato che, purché l'uccisione avvenga nel pieno rispetto delle normative vigenti e all'interno di una riserva autorizzata, è permesso importare trofei di caccia negli USA. Inizialmente, a causa della reazione che tale decisione aveva scatenato, il Presidente degli Stati Uniti insieme al Ministro dell'Interno si erano visti costretti a sospendere l'abolizione del divieto; la proibizione era stata inserita da Obama durante il suo mandato e aveva vietato a chiunque di importare parti animali, tra cui proboscidi o zanne di elefante, da quei Paesi africani in cui viene permessa la caccia sportiva di determinati animali, tra cui anche i leoni.

Nei primi giorni di marzo la situazione è tornata a muoversi nuovamente: da quello che è trapelato, infatti, il divieto è stato effettivamente abolito, sì, ma la possibilità di importare trofei sarà valutata caso per caso, riducendo così di molto la possibilità di un eccesso di uccisioni. Nella nota non si leggono molti dettagli: non viene indicato il momento di attuazione di tale novità e nemmeno i criteri con cui la giuria sceglierà quali trofei saranno importarbili e quali no.

Questa decisione sarebbe giustificata dal tentativo di salvare questi animali: i permessi di caccia all'interno delle riserve degli elefanti permetterebbero di finanziare tutto il sistema che assicura la conservazione della loro specie, come le riserve stesse. Lo stesso Trump sul suo account Twetter si era detto contrario a questa possibilità, sostenendo che una tale attività - a parer suo - non avrebbe di certo aiutato la sopravvivenza della specie di elefanti o di qualsiasi altro animale importato come trofeo.

Bisogna però riconoscere a questa motivazione che i numeri con cui si ha a che fare sono davvero alti: secondo le cifre mostrare dall'AP, infatti, un Safari in Africa - con relativo permesso di caccia - può arrivare a costare anche 50mila dollari a persona. Cifre di questo tipo, per fortuna, lo rendono uno sport non accessibile a tutti e sicuramente non accessibile a tutta la classe media americana.