Lo tsunami che ha travolto il Partito Democratico alle elezioni politiche è destinato a prorogare le sue conseguenze per molto tempo. Con le dimissioni annunciate del segretario Matteo Renzi e la conseguente convocazione della direzione nazionale si riapre il capitolo della successione. L’ex sindaco di Firenze non sarà della partita naturalmente alle prossime primarie, ma non è escluso che il candidato forte alla guida del Nazareno possa arrivare dalla sua pattuglia parlamentare. Non può essere una coincidenza la fresca iscrizione al partito del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda.

La reciproca stima con Renzi e la sua linea fortemente centrista potrebbero garantirgli un posto al sole per la volata alla segreteria nazionale. Una possibilità che il diretto interessato ha voluto smentire immediatamente: “Il PD ha già un leader e si chiama Paolo Gentiloni. Non sono io l’anti Renzi”. L’attivismo di Calenda, tuttavia, è la riprova che qualcosa si sta muovendo nelle segrete stanze. Il neo iscritto si è sentito in dovere di dire la sua sui possibili scenari di governo: “Se il PD si allea con il M5S il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici”. Un diktat che ha creato più di qualche malessere nell’area pro Cinquestelle capitanata dal governatore della Puglia, Michele Emiliano: “Bisogna liberarsi di personaggi come Calenda”.