Terremoto politico in vista nel Lazio o semplice boutade? A pochissimi giorni dalle elezioni che hanno visto la riconferma di Nicola Zingaretti alla guida della regione laziale, primo nella storia ad essere rieletto, la giunta potrebbe cadere ancor prima di insediarsi. A rilanciare la clamorosa indiscrezione è stato Il Messaggero.
L’idea di Pirozzi
Attendere la proclamazione degli eletti, presentarsi da un notaio e ufficializzare le dimissioni di tutti i consiglieri di minoranza. Questa l’idea di sergio pirozzi, sindaco di Amatrice, neoletto consigliere regionale nel Lazio.
Ciò comporterebbe lo scioglimento del consiglio e l’indizione entro due mesi nuove elezioni. Pirozzi avrebbe anche già trovato il notaio, portando l’operazione ad essere a costo zero.
Tra l’altro, Zingaretti, non si potrebbe neanche ripresentare essendo al suo secondo mandato. Ma potrebbe in questo caso approfittarne per tentare la scalata alla segreteria del Partito Democratico. Ovviamente la colpa è anche della legge elettorale adottata nella regione, che consente ancora che si possa arrivare alla cosiddetta anatra zoppa, ossia quella situazione in cui un candidato risulti vincitore, ma i cui consiglieri risultino minoritari rispetto alle opposizioni. E in effetti così è accaduto il 4 marzo nel Lazio.
Pirozzi, avrebbe già contattato i due leader delle opposizioni: Stefano Parisi del frastagliato centrodestra che conta 15 consiglieri e Roberta Lombardi, leader grillina che dovrà sottoporre la questione al suo gruppo di 10 consiglieri e al capo politico Luigi Di Maio.
Nel contempo tuttavia, Pirozzi ha incassato il placet di Matteo Salvini, suo estimatore, che con la Lega ha raccolto 4 consiglieri eletti in seno al centrodestra.
Per Salvini sarebbe un messaggio anche agli alleati di governo, a riconferma del fatto che la Lega non governerà mai col PD né gli farà da stampella, né al governo regionale, né tantomeno a quello nazionale.
Cosa dice lo statuto
L’articolo 43 dello statuto regionale, al paragrafo 2, spiega che l’approvazione della mozione di sfiducia da parte della metà più uno dei consiglieri, determina la caduta della giunta e il contestuale scioglimento del consiglio.
Questa sarebbe l’ipotesi preferita anche da Stefano Parisi, a condizione che si effettui prima dell’inizio dei lavori anche perché la spartizione delle poltrone che potrebbe far gola a parecchie minoranze e anche a correnti di partiti come Forza Italia.
Parisi tra l’altro, nella trasmissione coffee break di La7, avrebbe anche bollato come “cose lunari” le indiscrezioni del Messaggero sul piano messo in piedi da Pirozzi. In tutto questo, non va certo dimenticato che un consigliere regionale guadagna 7000 euro al mese, una cifra non indifferente, che potrebbe far tentennare più di un neo eletto.