Il giorno della resa dei conti nel Partito Democratico. Questo pomeriggio, quello che era il primo partito italiano fino allo scorso 4 marzo, darà vita a un nuovo corso facendo calare il sipario sull’era Renzi.

Scenari possibili

Il futuro del PD è quanto mai incerto. Incerto perché non si sa chi sarà il successore dell’attuale segretario, e incerto perché non si capisce quali saranno le modalità che dovrebbero portare al nuovo capo politico dei Democratici. Sostanzialmente gli scenari che potrebbero aprirsi sono due: la maggioranza della dirigenza vorrebbe scegliere, nell’assemblea nazionale che si svolgerà ad aprile, un dirigente che guidi il partito a tempo determinato fino ad arrivare alle primarie, similarmente a quanto accaduto con l’attuale ministro dei Beni e delle Attività Culturali Franceschini nel 2009 e con Guglielmo Epifani nel 2013.

Un’altra parte invece, vorrebbe che il segretario guidi il partito fino al congresso del 2019. In ogni caso, il nome del reggente, come noto, sarebbe quello del vicesegretario Maurizio Martina.

Il nodo della questione è la composizione della direzione, che dovrebbe per il 60% ancora nelle mani dei cosiddetti renziani. Infatti secondo i calcoli di Repubblica, il parlamentino Pd dovrebbe essere così composto: 20% di membri facenti capo a Luca Lotti, 20% all’area Guerini-Del Rio, 5% Boschi, 5% Rosato e 10% millennials, gli under 32 voluti dallo stesso Renzi. Il resto della direzione invece, sarebbe così composto: 16% Orlando, 7% Emiliano, 7% Martina, 5% Franceschini e 5% Orfini.

Secondo i renziani, gli equilibri dovrebbero essere questi, gli stessi che hanno consentito a Renzi nel 2017 di essere incoronato segretario con circa il 70% delle preferenze.

Ossia lo zoccolo duro dei suoi seguaci, a cui si sono aggiunte le aree di Franceschini, Martina e Orfini. Ma, secondo gli avversari, le cose potrebbero cambiare con la reggenza Martina, per il semplice fatto che, chi ha ottenuto quel ruolo in passato, ha visto crescere la sua area.

Cosa accadrà

Sarà Maurizio Martina ad intervenire per primo questo pomeriggio.

Leggerà la lettera di dimissioni di Renzi dove si prenderà atto del risultato elettorale e procederà, in base allo statuto, con l’iter che porterà alla convocazione dell’assemblea. Sarà proprio questa, come detto, che deciderà se affidare allo stesso Martina il compito di guidare il partito per il resto del mandato, come già avvenne in passato.

Perché ciò accada, deve votare positivamente i 2/3 del parlamentino PD. Per quanto riguarda la linea politica, sembra che la maggioranza voglia evitare qualsiasi alleanza con movimento 5 stelle e Lega; nonostante Orlando ed Emiliano premano perché si faccia una consultazione in stile SPD tedesco per intrecciare un dialogo con i grillini. All’assemblea parteciperà anche il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, mentre diserterà Matteo Renzi.