È il giorno delle consultazioni e la situazione Politica rimane ancora nello stallo. Nella giornata di ieri, Luigi Di Maio, ha lanciato un appello alle altre forze politiche: "Un contratto di governo con chi ci sta, per fare le cose che servono al paese". È la prima volta che Di Maio decide di giocare a carte completamente scoperte, probabile per lanciare anche un messaggio al presidente Mattarella che incontrerà domani al Quirinale.

Il messaggio del leader grillino agli altri partiti è di apertura ma allo stesso tempo di chiusura. Infatti le condizioni dettate appaiono estremamente stringenti; in pratica Di Maio ha chiesto alle altre forze politiche, sia al Pd che al centrodestra, di rinunciare alle proprie leadership per poter scendere a patti con il Movimento 5 Stelle.

Il Movimento ha deciso di precludere completamente un'intesa con Forza Italia e il suo leader Silvio Berlusconi: "La Lega deve scegliere. Salvini deve scegliere tra la rivoluzione e la restaurazione, se mollare Berlusconi e cominciare a cambiare l’Italia o restare attaccato a Berlusconi e non cambiare nulla”. Di Maio ha concluso dicendo che “non intende deludere gli italiani”: “Siamo di fronte a un’occasione storica”. Un tentativo più evidente di mettere un bastone fra le ruote alla coalizione di centrodestra oramai a trazione leghista.

Il leader grillino spinge Salvini a fare una scelta drastica: andare al governo con il M5s e rompere con Berlusconi, oppure tenere in piedi la coalizione di centrodestra e rinunciare all'accordo di governo con Di Maio.

Difficilmente, per ora, il leader del Carroccio romperà l'asse con il leader forzista: troppi gli appuntamenti elettorali in programma; troppo alto il rischio di divenire il "socio di minoranza" dei grillini al governo. Luigi Di Maio ne ha anche per il Pd che invita a sedersi al tavolo delle trattative a patto che i dem abbandonino l'ex segretario Matteo Renzi: anche questo appare più un tentativo conclamato di rompere l'unità di una parte politica che un'apertura vera e propria per l'eventuale accordo di maggioranza.

La risposta dei dem non si è fatta attendere, e arriva per bocca di un "falco" renziano e della linea opposizione: "Il Pd, coerentemente con le decisioni assunte in direzione, dirà al presidente Mattarella che non siamo disponibili ad alcun governo che abbia Di Maio o Salvini come premier - ha detto il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Andrea Marcucci.

Le condizioni dettate da Di Maio

Appaiono come il sintomo di una estrema personalizzazione politica avanzata attraverso delle pregiudiziali e delle pretese che molto difficilmente porteranno a una soluzione di governo. Appare praticamente impossibile che il Pd esautori Renzi per andare a svolgere il ruolo di "stampella" nel governo guidato dal leader grillino. Altrettanto complicato è pensare che Salvini possa rompere in toto con Berlusconi in questo momento, improbabile ma non impossibile: non dimentichiamoci cosa è successo la sera della seconda votazione per il presidente del Senato tra Berlusconi e il leader leghista. Difficilmente il capo dello Stato concederà l'incarico a chi non è in grado di offrire una soluzione praticabile e concreta; la mossa del "contratto alla tedesca" con annesse condizioni dettate esclusivamente dal leader pentastellato difficilmente aiuteranno quest'ultimo nel convincere il presidente Mattarella che è lui la persona giusta su cui puntare per l'incarico. Più divisioni, meno maggioranza di governo.