Secondo l’esponente politico di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto, la velocità con cui la notizia delle presunte imprecisioni contenute nel curriculum del premier in pectore, Giuseppe Conte, non è assolutamente casuale. Ospite questa mattina, 22 maggio, del talk show di La7, Omnibus, il ‘gigante’ Crosetto, già in predicato di entrare nel governo giallo-verde nel ruolo di ministro della Difesa, con una breve ma incisiva frase ha fatto sorgere in molti il dubbio che, dietro agli attacchi concentrici che si stanno susseguendo contro il nascente governo M5S-Lega, ci possa essere una ‘manina americana’.

L’articolo del NYT su Conte e la smentita del M5S

I dubbi di Crosetto sorgono dopo che il noto quotidiano ‘liberal’ americano, New York Times, ha pubblicato ieri, 21 maggio, un articolo a firma Jason Horowitz, in cui il giornalista riporta la dichiarazione di una portavoce della New York University, secondo la quale il nome di Giuseppe Conte non risulta negli archivi del prestigioso ateneo come studente di un corso di perfezionamento, né tantomeno come membro di qualche Facoltà. Dichiarazioni che hanno spinto la maggior parte dei mass media nazionali e non, a far passare quasi come un ‘bugiardo millantatore’ il professore di Diritto, già designato come membro della squadra di governo M5S. Un assedio mediatico rotto proprio da un comunicato del Movimento guidato da Luigi Di Maio che difende a spada tratta il suo candidato premier parlando di “baggianata”, visto che Conte sul suo curriculum “non ha mai citato corsi o master frequentati” alla New York University, ma ha scritto chiaramente di avervi solo “perfezionato e aggiornato i suoi studi”.

I dubbi di Crosetto sull’intervento di una ‘manina americana’

In questo quadro di scontro senza esclusione di colpi tra l’establishment internazionale e il nuovo governo dei ‘barbari’ italiani Salvini e Di Maio, si inseriscono le clamorose dichiarazioni di Crosetto. La scena televisiva dura soltanto pochi secondi quando Crosetto, sollecitato dalla conduttrice a dire la sua sul fatto che la partita di governo non sia ancora chiusa, risponde quasi sottovoce: “Io non sottovaluterei questa uscita del New York Times che, se a cascata fosse seguita da altre, magari potrebbe inficiare la partenza” del nuovo esecutivo. “Non è casuale, troppo veloce questa uscita del NYT per essere casuale”, conclude il fedelissimo di Giorgia Meloni allargando le braccia.