Anche se un risultato negativo nei ballottaggi alle elezioni amministrative era largamente atteso, il centrosinistra, in particolar modo il Pd, si ritrova a fare i conti con un tracollo di proporzioni epocali. La sconfitta, a volte inaspettata, in Comuni storicamente governati dalla sinistra, come le toscane Pisa, Siena e Massa, oppure Terni, Imola, Ivrea, solo per citarne alcune, ha riaperto lo scontro interno al partito del Nazareno. Sul banco degli imputati, ovviamente, c’è la gestione renziana del Pd, anche se attualmente le redini del partito sono in mano al segretario reggente Maurizio Martina.
Tra le voci più critiche ad alzarsi per prime ci sono quelle di Carlo Calenda e Roberto Giachetti.
Le critiche di Calenda e Giachetti: necessario cambiare la classe dirigente
Il primo esponente di spicco del Pd a rilasciare una dichiarazione pubblica dopo la batosta subita nei ballottaggi delle elezioni amministrative del 24 giugno è Carlo Calenda. L’ex ministro dello Sviluppo Economico durante il governo Gentiloni, iscrittosi ai Dem il giorno successivo alla sconfitta elettorale del 4 marzo, pubblica un tweet in cui non usa mezzi termini. “Navigazione a vista sta portando il centrosinistra all’irrilevanza - cinguetta Calenda - proprio quando l’Italia ne avrebbe più bisogno”. Secondo Calenda, insomma, all’interno del partito bisognerebbe “ripensare tutto”, a partire dalle persone, dalle idee e dall’organizzazione, per arrivare a varare addirittura quello che viene definito un “nuovo manifesto”.
Calenda il nome di Renzi non lo pronuncia, ma quel richiamo al ricambio delle ‘persone’ è un messaggio implicito rivolto all’ex segretario. Sulla stessa linea dell’ex titolare dello Sviluppo Economico si porta Roberto Giachetti, il ‘battitore libero’ del Pd secondo il quale bisogna a tutti i costi “dare stabilità”al partito e rilanciarlo “eleggendo una nuova classe dirigente”.
Navigazione a vista sta portando il centro sinistra all’irrilevanza proprio quando l’Italia ne avrebbe più bisogno. Ripensare tutto: linguaggio, idee, persone, organizzazione. Allargare e coinvolgere su una nuovo manifesto. Andare oltre @pdnetwork. Subito! #fronterepubblicano
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 25 giugno 2018
La difesa di Martina e Rosato
A questo fuoco di sbarramento antirenziano prova a rispondere il segretario reggente Maurizio Martina il quale, dimostrando un ottimismo fuori dalla norma, riesce a parlare di “segnali da valorizzare” riferendosi alla vittoria del centrosinistra ad Ancona (dove è stata riconfermata la sindaca uscente), unica città capoluogo di Regione andata alle urne.
Certo, Martina si aspettava anche “qualche segnale chiaro” dalla Toscana, e bisogna ammettere che questo è arrivato, anche se non proprio nella direzione sperata dal successore di Renzi al Nazareno. Purtroppo, anche lui è costretto ad ammettere che quelle che una volta erano definite “regioni rosse”, ormai sono diventate solo “ex”. Se Martina di fronte al disastro prova a ‘pensare positivo’, ancora meglio di lui riesce a fare Ettore Rosato, ex capogruppo Dem alla Camera e renziano di ferro, il quale, intervistato da La Stampa, punta l’attenzione sulle “belle vittorie” ottenute ad Ancona, Brindisi, Siracusa, Teramo e nel III Municipio di Roma.