L'Europa è in procinto di vivere una delle sfide più cruciali dell'intera storia comunitaria: i rappresentanti di 16 Paesi si incontreranno oggi al pre-summit organizzato dal Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, divisi mai come prima d'ora. L'inasprirsi delle polemiche tra Italia e Francia ha provocato non poche tensioni: anche il Primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, ha deciso di dire la sua sulla travagliata situazione migranti esprimendo dure critiche verso l'Italia.

Le parole del premier spagnolo

Nella lunga intervista rilasciata alla testata El País, Pedro Sanchez ha affermato come nell'Europa unita ci siano compagini amministrative che stiano pericolosamente alimentando politiche anti-Unione e la corrispettiva diffusione di un sentimento di egoismo nazionale.

Sanchez ha rimarcato come l'Italia sia un caso esemplare tra i Paesi che stanno progressivamente, e spesso drasticamente, alimentando la linea anti-europea. Secondo Sanchez, tuttavia, il fenomeno italiano sarebbe l'ultimo stadio di un risentimento che trova la sua origine, tra le varie cause, nella mancanza di solidarietà dimostrata in passato dall'Ue nei riguardi di un Paese, l'Italia, "che ospita mezzo milione di esseri umani provenienti dalle coste libiche". Tra le domande inerenti alla linea del governo spagnolo, a Sanchez è stato chiesto, altresì, se ritenesse una soluzione valevole la costituzione di centri di sbarco posti al di fuori dai confini dell'Unione. Sanchez non si è sbilanciato, ma ha comunque colto l'occasione per affermare come non possa assolutamente considerarsi una soluzione valida quella che prevede che siano i Paesi di frontiera a prendersi tutto l'onere dell'accoglienza.

A detta del Primo Ministro, ciò induce la proliferazione del risentimento nei confronti dell'Europa, risentimento che spesso si converte in vera e propria eurofobia, la quale rappresenta oggi la principale sfida dei Paesi dell'Europa unita.

Sulla politica migratoria

Interrogato, quindi, sulla questione accoglienza, in relazione a un progressivo aumento dell'impegno del Governo spagnolo, Sanchez ha colto l'occasione per ribadire come il suo Esecutivo e il suo popolo non rimarranno assolutamente indifferenti di fronte a queste tragedie umanitarie, ma rimane comunque palese che la Spagna non possa essere l'unica compagine nazionale a rispondere all'emergenza.

La soluzione, per Sanchez, deve essere un'azione organizzata e di concerto tra i Paesi dell'Unione. Qualsiasi intervento unilaterale rischia di non sortire alcun effetto lasciando, così, inalterato un contesto che diventa di giorno in giorno più tragico. Sulla questione Acquarius il suo Governo ha prontamente risposto a una chiamata alla solidarietà, ha detto Sanchez, ma bisogna comunque distinguere tra un emergenza umanitaria circoscritta a un dato momento da quella che è la Politica nei confronti dei migranti.

La politica migratoria, per Sanchez, ha necessariamente bisogno di una risposta che arrivi da una Europa unita. Nell'attuale contesto di crisi le parole di Pedro Sanchez risuonano come un appello alla solidarietà e alla cooperazione tra Stati, un esempio di umanità e sensibilità politica che speriamo possa trovare un seguito nell'imminente summit di Bruxelles.