Oggi, 5 luglio 2018, il Parlamento europeo in seduta plenaria ha deciso di rimandare a settembre la controversa direttiva sul Copyright. A far discutere ancora di più della legge è stata Wikipedia, che per sensibilizzare il pubblico ha deciso, in Italia, di oscurare completamente il portale, rendendo inaccessibile qualsiasi voce dell'enciclopedia online. Se la direttiva fosse stata approvata sarebbe stato impossibile compiere azioni considerate nomali, come condividere articoli di giornale sui social, oppure trovarli sui motori di ricerca. A risentirne sarebbe stata ovviamente tutta la popolazione del web.

Wikipedia aveva addirittura dato la possibilità ai suoi utenti di telefonare agli europarlamentari, in modo da spingerli a votare contro la proposta di legge.

Pareri discordanti

Come riporta la BBC, se la direttiva fosse stata approvata, i singoli siti web avrebbero avuto responsabilità molto grandi. Questi sarebbero stati costretti a controllare le informazioni e le immagini contenute in ogni singola notizia per scoprire se violassero in qualche modo il Copyright. Anche Sir Tim Berners-Lee, l'inventore del Web, si è fortemente opposto alla proposta di legge, poiché a suo parere in questo modo si limiterebbe non poco la libertà del web. In Italia anche il Movimento 5 Stelle si è dichiarato non favorevole alla direttiva.

Sul Financial Times si può leggere che sono state aperte anche molte petizioni che hanno raccolto più di 750.000 firme. Se da un lato l'inventore del web è a sfavore della direttiva, tantissimi nomi della musca sarebbero stati felici se questa fosse stata approvata. Basti pensare a Paul McCartney, che vedeva la proposta di legge come un toccasana per il mondo della musica, che in questo modo sul web sarebbe stato più tutelato.

Anche Axel Voss, un eurodeputato tedesco era a favore della direttiva, poiché vedeva la proposta di legge come un'arma per combattere le fake news.

Articoli 11 e 13

L'Articolo 11 e l'Articolo 13 sono stati i più dibattuti della proposta di legge. Il primo di questi due prevede la remunerazione per qualunque editore posti un contenuto originale.

Tale contenuto non sarebbe potuto però essere divulgato liberamente, poiché chiunque avesse deciso di postarlo avrebbe dovuto pagare una "link tax" ovvero una tassa sui link. In questo modo tutti i blogger sarebbero stati sì pagati, ma avrebbero perso tutti i proventi derivanti dallo sharing di notizie online da parte degli utenti dei social. E la domanda sarebbe stata solamente una: chi sarebbe stato a pagare la "link tax"?

La faccenda dell'Articolo 13 era ancora più controversa. Chiunque avesse pubblicato delle immagini, degli articoli o qualunque contenuto, avrebbe dovuto controllare che non violasse nessun Copyright. Questo come è facile intuire sarebbe stato un lavoro davvero oneroso da portare avanti per tutti coloro che hanno piccole pagine o non hanno a disposizione una grande redazione.

Ma questo non vuol dire che gli oppositori abbiano vinto. Infatti, benché la proposta sia stata rigettata, può essere ancora presentata. Dopo un'attenta revisione da parte di coloro che l'hanno proposta la legge verrà sottoposta nuovamente alla corte europea a settembre, riaprendo la questione.