In questa estate rovente stiamo assistendo alle prime avvisaglie della fuga di capitali dall'Italia, ne è testimone lo spread, che ha chiuso venerdì a 267 punti base, infallibile termometro di cosa gli investitori stanno iniziando a pensare di questo governo.

I casi Ilva e Alitalia

Ma cosa c'è che non va, a giudizio degli investitori? Per capirlo prendiamo gli ultimi sviluppi, delle vicende legate ad Alitalia: l'ultima uscita di Di Maio è l'ipotesi di rinazionalizzare Alitalia, senza avvalersi di un vettore aereo come partner industriale, ma servendosi solo di Cassa Depositi e Prestiti, Fs e Poste italiane (controllata dalla Cassa).

In parole semplici il governo vuole rinazionalizzare senza che all'interno vi sia un partner con esperienza nel settore, in grado di sostenere la ridotta flotta Alitalia con i suoi aerei e un piano industriale.

Giova ricordare che CdP (Cassa Depositi e Prestiti) è il salvadanaio degli italiani, nella quale confluiscono i risparmi affidati a Poste Italiane e che per statuto, non può investire in aziende decotte come è Alitalia, ma solo in aziende in attivo. L'escamotage sarebbe quello di creare da CdP, una società apposita. Altro aspetto critico, è l'intenzione del governo di preservare integralmente i livelli occupazionali. Se questo è, visti i trascorsi degli ultimi 20 anni pare al momento quanto meno temerario procedere per questa via, in un Paese dove Ryanair svolge egregiamente il compito di collegare l'Italia al suo interno e col resto d'Europa, a costi infinitamente minori rispetto ad Alitalia.

Le diffidenze dei mercati sono forti, soprattutto dopo che il ministro Di Maio ha ribadito la necessità di dare una regia Politica alla regolazione dei flussi turistici nel nostro paese. Cosa che, ammesso sia stata intesa nel suo significato, suona molto simile a una dichiarazione di guerra alle regole dei mercati.

Ancora più paradossale è il comportamento governativo sull'Ilva, dove da un lato si chiede a Mittal, vincitore della gara per acquisire le acciaierie, di salvaguardare l'intera occupazione, dall'altro si sta vagliando con l'avvocatura dello Stato se è possibile di annullare la gara.

Ricordiamo che l'accordo attuale prevede 3500 esuberi, mentre se la gara salta, il governo dovrà pensare a come assorbire i 14.000 dipendenti che resteranno presumibilmente senza lavoro (senza contare l'indotto). A meno che non pensino di seguire lo stesso schema allo studio per Alitalia

La quota 100 da finanziare con l'ennesimo condono fiscale

Se poi andiamo a vedere il resto, notiamo che per esempio, il governo penserebbe di finanziare la riforma delle pensioni della famosa quota 100, utilizzando la cosiddetta pace fiscale, che è un nuovo condono fiscale, il quale dovrebbe permettere allo Stato d'incassare 12 miliardi una tantum.

In pratica si intenderebbe finanziare una riforma strutturale, con un'introito non ripetibile. Va da sé che il tutto non sta economicamente in piedi.

Giulia Grillo e la teoria del vaccino post epidemico

Che la confusione regni sovrana dentro al governo lo vediamo anche dalla recente idea di Giulia Grillo, ministro della Salute, di approntare un provvedimento legislativo apposito sui vaccini, che diventerebbero consigliati e potrebbero essere resi obbligatori solo in quelle aree del paese coinvolte da epidemie. Come si dice: allacciarsi le cinture dopo l'incidente.

In conclusione, l'Italia è sempre più vista con sospetto, lo spread aumenta e questo, considerato che a dicembre la Bce terminerà il Qe e quindi gli acquisti di titoli italiani, rischia di provocare un balzo dello stesso spread e di rendere difficoltoso il rifinanziamento del nostro debito.

La lezione della Grecia purtroppo non sembra essere stata assimilata e i nodi potrebbero presto giungere al pettine.