I nomi di personaggi politici come Jean Claude Juncker, Pierre Moscovici, Valdis Dombrovskis e molti altri, fino a pochi anni fa sconosciuti al grande pubblico, sono entrati di diritto nell’immaginario popolare per il loro ruolo di ‘cattivi’ ricoperto nello scontro politico ed economico in corso tra l’Italia e l’Unione Europea, della cui tenuta si ritengono gli unici garanti. Visto l’accendersi dello scontro tra il governo italiano formato da M5S e Lega e i cosiddetti burocrati di Bruxelles, il direttore del quotidiano La Verità, Maurizio Belpietro, ha pensato bene di tracciare un profilo politico di alcuni di questi ultimi.

Il quadro che emerge è sconfortante (per i diretti interessati): tutti inappellabilmente sconfitti nelle elezioni politiche dei rispettivi Paesi e costretti ad abbandonare i Palazzi del Potere dagli elettori loro connazionali.

Pierre Moscovici

L’elenco pubblicato da Belpietro sul suo quotidiano parte dal nome di Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici della Commissione europea guidata dal presidente Juncker. Il direttore de La Verità ricorda che il movimento politico di cui fa parte Moscovici è il Partito Socialista francese, praticamente scomparso dopo le elezioni che hanno portato Emmanuel Macron all’Eliseo e, addirittura, costretto nel 2017 a vendere la storica sede parigina di Rue Solferino per far fronte ad una parte dei cospicui debiti accumulati dal partito che fu anche di Francois Mitterrand.

Insomma, un ex ministro dell’Economia ‘fallito’ nel suo Paese che, però, continua a dettare legge in Europa sulle politiche economiche.

Valdis Dombrovskis

Il secondo “sconfitto eccellente” a finire nel mirino di Belpietro è Valdis Dombrovskis, uscito fresco fresco da una durissima batosta elettorale nel suo Paese, la Lettonia.

Il vicepresidente della Commissione ha visto il suo partito filo europeista sprofondare dal 21% delle preferenze fino ad un modesto 6%. Tutto in favore di un partito filo russo, nonostante la Lettonia sia membro della Ue e, fino a ieri, i suoi abitanti non amassero molto (per usare un eufemismo) la Russia di Putin. Ma sempre meglio di Dombrovskis, ironizza il giornalista italiano.

Jean Claude Juncker

Per restare sui nomi più gettonati degli ultimi mesi, non bisogna dimenticarsi di Jean Claude Juncker. Il lussemburghese presidente della Commissione europea ormai sembra noto più per le prese in giro sulla sua ubriachezza cronica che spopolano sul web che per il suo cruciale ruolo politico. Colpa anche di Matteo Salvini, il ministro dell’Interno italiano che non perde occasione per farsi beffe di lui. Comunque sia, anche Juncker, così come i suoi colleghi succitati, in Politica da più di 40 anni, nel 2013 ha perso la poltrona di primo ministro in Lussemburgo. Costretto alle dimissioni dopo la sconfitta elettorale dovuta all’esplosione dello scandalo del presunto spionaggio da parte dei servizi segreti lussemburghesi di potenziali sovvervisi.

Il premio per Juncker? La poltrona che occupa da oltre 4 anni a Bruxelles.

Verhofstadt, Dijsselbloem e Tajani

A completare l’elenco dei politici “trombati” in casa loro, poi riciclati in Europa c’è il nome di Guy Verhofstadt, definito un “campione dell’Europa del rigore”. In Belgio, Verhofstadt è stato ministro del Bilancio e Premier e, una volta cacciato dai suoi elettori, si è trasferito al Parlamento europeo. Un suo ‘vicino di casa’, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, ha ricoperto il ruolo di presidente dell’Eurogruppo fino al gennaio 2018. Qualche anno fa, quando era ministro delle Finanze in Olanda, spinse per imporre “misure draconiane” alla disastrata Grecia, provando poi a fare lo stesso con Italia e Spagna.

Risultato: il Partito del lavoro olandese, di cui fa parte, è precipitato al 5,7%. Ma Belpietro riserva uno spazio anche al ‘nostro’ presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. L’eterno delfino di Berlusconi (era candidato a sindaco di Roma contro Veltroni già nel 2001) ha avuto la sfortuna di essere nominato vicepresidente di Forza Italia proprio nel peggior momento storico del partito azzurro.