Nella giornata di ieri, il vicepremier Luigi Di Maio ha rivolto una pesantissima accusa relativa al testo sulla pace fiscale. Durante la trasmissione Porta a Porta, il leader del MoVimento ha affermato che il documento sarebbe stato manipolato, anche se ha aggiunto di non essere certo di chi fosse l'autore del gesto. Messo sotto pressione dalla stampa, il Quirinale ha comunicato alcuni chiarimenti, che hanno ribaltato di fatto la situazione.

Il sospetto di una 'manina' pro-evasori

''Non so se sia stata una manina Politica o una manina tecnica, in ogni caso verrà depositata una denuncia alla Procura della Repubblica.

Non è possibile che un testo manipolato vada al Quirinale'', ha detto Di Maio in tv. Come prevedibile, la notizia ha attirato su di sé l'attenzione di giornalisti, politici e opinione pubblica. Dopo l'insorgenza di aspre polemiche, che hanno visto protagonisti sia le opposizioni che lo stesso M5S, il Colle ha deciso di intervenire con una nota. Rivolgendosi alla stampa, il Quirinale ha specificato che ''il testo del decreto-legge in materia fiscale non è ancora pervenuto''. A giungere sarebbe stata solo un'anticipazione informale, così come spesso accade in queste circostanze. Al contrario, a bloccare l'invio dell'atto ufficiale sarebbe stato il premier Giuseppe Conte, dopo aver riscontrato delle criticità all'interno del documento.

Qual è stato, però, il casus belli della questione? Secondo Di Maio, l'inserimento in manovra di un punto a vantaggio degli evasori. ''Non ho mai detto che si volevano aiutare i capitali mafiosi. Questo è un condono come quello che faceva Renzi, io non lo faccio votare'', ha ribadito il rappresentate dei Cinque Stelle, sostenendo che quella clausola fosse stata aggiunta in un secondo momento.

Dal complotto al dietrofront

Luigi Di Maio, negli studi di Porta a Porta, ha fatto allusioni ad un probabile complotto. A detta dell'esponente M5S ''questo è il governo con il più alto numero di nemici e stanno avvenendo tante cose inedite, tanti giochini''. Per questo motivo riterrebbe plausibile un tentativo di manomissione.

Da escludere dagli imputabili, però, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti e gli alleati leghisti del MoVimento. ''Non mi permetterei mai di dubitare di loro'', ha aggiunto Di Maio.

Al tempo stesso, va precisato che quanto detto in trasmissione è frutto di un difetto temporale. La puntata, infatti, è stata registrata prima che venisse diffusa la dichiarazione del Colle ed è quindi priva dei successivi aggiornamenti. Una volta appresa la nota, il vicepremier è sembrato fare marcia indietro. ''Se il testo non è ancora arrivato al Quirinale - ha commentato Di Maio - Basterà lo stralcio e non sarà nemmeno necessario riunire il Consiglio dei Ministri''. Più mite, invece, la collocazione della Lega all'interno della vicenda. Il Carroccio si definisce un partito fatto di ''gente seria'', estraneo ai decreti truccati e impegnato nel portare avanti il programma del contratto.