Carlo Calenda, tra i militanti del Pd, è stato tra i più critici relativamente alle dinamiche che hanno interessato il partito negli ultimi mesi. Subito dopo la debacle elettorale aveva più volte manifestato il proprio dissenso con toni provocatori, invitando addirittura la compagine a non presentarsi alle europee con il suo simbolo. Nel corso della presentazione del suo libro "Orizzonti selvaggi", alla libreria Feltrinelli di Parma, ha avuto modo di fornire il proprio punto di vista sugli sviluppi delle ultime dinamiche interne dei 'dem' non risparmiando le consuete frecciate ad un partito che non sembra riuscire ad uscire dalla confusione in cui è piombato.

Calenda vede una certa schizzofrenia nel Pd

Le lente d'ingrandimento di Calenda si sofferma su diversi fatti che stanno riguardando l'attualità del Pd. Il primo focus lo riserva all'anomalia che si sta verificando in una grande regione del Sud: "Emiliano finalmente fuori dal Pd, ma che viene presentato come candidato del Pd alle elezioni pugliesi". Il riferimento va al fatto che il governatore pugliese ha dovuto cancellarsi dal partito per incompatibilità con la sua carica di magistrato. La situazione resta ingarbugliata anche per la posizione di uno storico leader 'dem' che starebbe pensando di fondare un proprio movimento. "Renzi, eletto al Senato per il Pd, fa - dice Calenda - un partito che si candida fuori dal Pd".

Poi, nelle parole dell'ex ministro, c'è spazio per il candidato alle primarie appena ritiratosi: "Minniti che si era presentato dicendo che non voleva essere accomunato a Renzi, che se ne va perché Renzi non lo sostiene".

Gentiloni per Calenda poteva essere l'uomo giusto

"Gentiloni - prosegue Calenda - era l'unico che poteva tenere insieme questo partito che avrebbe dovuto fare un passaggio in avanti, perché era evidente che si finiva a schifio così".

"Se uno - prosegue Calenda - racconta questo fatto sembra, come io l'ho chiamato, il congresso enigmistico. Sembra un rebus alla fine del quale c'è un premio, perché nessuno lo può spiegare". Calenda, tuttavia, ritiene che questo non debba essere un momento in cui dare risalto alle spaccature, ma tentare di compattare l'ambiente ed evitare che le divisioni diventino preponderanti. "Questo - ha affermato - è un gigantesco problema, perché non è il momento di frazionare ancora di più i progressisti e la sinistra. E' il momento di stare insieme".