Il 2019 è l'anno in cui l'Italia adotterà il cosiddetto reddito di cittadinanza. Si tratta della misura che il Movimento Cinque Stelle ha inteso mutuare da modelli come quello tedesco e che permetterà di dare un contributo mensile a chi non lavora, in cambio della frequentazione di un corso di formazione e dell'iscrizione ai centri per l'impiego, da cui dovranno partire le domande di lavoro. Un'utopia o comunque mero assistenzialismo per qualcuno, una delle misure che potrebbe portare ad un nuovo boom economico secondo altri come il vice premier Luigi Di Maio.
Quel che è certo è che, però, per valutarne l'impatto sull'economia occorrerà valutare i numeri e c'è chi come l'esponente pentastellato Dino Giarrusso invita, seppur velatamente, ad accoglierli con la prudenza grazie da un ragionamento che, a dire il vero, sembra filare in maniera oggettiva.
Giarrusso spiega che i disoccupati aumenteranno
Dino Giarrusso, ospite di La 7 e di Massimo Giletti nel programma "Non è l'Arena", annuncia, un po' a sorpresa, come i numeri relativi alla disoccupazione sono destinati ad aumentare nel momento in cui entrerà in vigore il reddito di cittadinanza. Si tratta di un ragionamento basato sulla presenza dei cosiddetti "neet". Sono quei cittadini, giovani o meno, che hanno smesso di studiare e non sono alla ricerca di un lavoro.
Questi, secondo l'opinione del grillino, non vengono censiti nel momento in cui si vanno a fare delle rilevazioni sul mercato del lavoro e si fanno le statistiche sulla disoccupazione. L'entrata in vigore del reddito di cittadinanza, invece, diventerebbe uno stimolo per loro che, a quel punto, saranno costretti a iscriversi ad un centro per l'impiego e a rimpinguare i dati relativi al numero dei cittadini che rientrano tra i milioni di italiani che, ad oggi, non hanno un lavoro.
Giarrusso difende chi lavora in nero
Tra i difetti che le opposizioni e i contestatori del M5S rilevano nel reddito di cittadinanza c'è quella di incentivare il lavoro in nero. Lo stesso Alan Friedman, dagli schermi di La 7, solo qualche giorno fa lo aveva definito come una misura per "furbacchioni" pronti ad avere due retribuzioni, nascondendone una.
Giarrusso, però, offre un'altra chiave di lettura sottolineando che "chi lavora in nero è sotto scacco e non un disonesto", rintracciando nell'adozione del reddito di cittadinanza uno strumento per liberarsi dal ricatto di chi ha necessità di lavorare senza diritti.