Le divergenze tra Lega e Movimento 5 stelle sulle trivelle sono state risolte mercoledì sera, con un accordo sul dl Semplificazioni, che arriverà in Senato da lunedì. Nel frattempo, però, gli animi si sono riaccesi sulla questione Tav, rimarcando la divisione fra i due alleati di governo.

Il compromesso sulle trivelle

Lo scontro tra i grillini e la Lega sulle trivellazioni in acque italiane giunge a un compromesso dopo una lunga trattativa. La posizione delle due forze politiche sulla questione è ben nota: se da una parte i pentastellati premono per un no decisivo, dall'altra il Carroccio spinge per il sì, trainato dal ministro dell'Interno Matteo Salvini che ha più volte ribadito la sua idea di "Italia che va avanti".

Mercoledì la situazione era in stallo, anche per via del ministro dell'Ambiente Sergio Costa, il quale aveva affermato di non voler firmare la Valutazione di impatto ambientale, passante per il tavolo del suo ministero. Intervistato a Stasera Italia, però, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli aveva parlato di accordo in serata. Accordo che era stato annunciato dal presidente della Commissione Lavori Pubblici proprio in serata. Questa mediazione, che di fatto rappresenta un compromesso tra i due alleati di governo, prevede un aumento dei canoni di concessioni di 25 volte con una moratoria di 18 mesi alle ricerche in mare di idrocarburi, che permetterà di realizzare un piano di definizione delle aree in cui potranno essere operative le trivelle.

Il M5S, tramite il ministro per il Sud Barbara Lezzi, si è detto soddisfatto della mediazione, mentre il ministro Salvini ha affermato di voler "imporre un po' di sì" per il futuro.

Questione Tav

Dopo aver risolto il problema trivelle, l'attenzione si è spostata ancora una volta sulla linea ad alta velocità Torino-Lione: secondo fonti parlamentari, ieri i pentastellati hanno fatto sapere che "se i costi saranno superiori ai benefici non si farà".

Di tutt'altro avviso invece Salvini, il quale ha affermato che "la Tav va assolutamente fatta, anche perché costa più non farla che farla".

Anche il neo-segretario della Cgil Maurizio Landini si è espresso nella conferenza stampa dopo la sua elezione, mostrando una linea a metà tra le due forze di governo: questi ha sottolineato come se da una parte c'è una posizione favorevole del sindacato, dall'altra emerge un "problema relativo ad un piano straordinario di investimenti non solo materiali ma anche sociali che viene realizzato".

Lo scontro continua anche con la portavoce M5S alla Camera Lucia Azzolina, la quale si dice convinta che si tratti di "un'opera che farebbe le fortune solo di pochi appaltatori e che sarebbe pronta non prima di 20/30 anni" e con invece il presidente leghista della Regione Veneto Luca Zaia, di opinione opposta e dunque favorevole alla Torino-Lione in quanto "se non si fa la Tav, noi veneti la paghiamo doppia, perché perdiamo l'alta velocità e perdiamo competitività".