Dopo diciannove giorni in mare i 49 migranti della Sea Watch e Sea Eye sono sbarcati ieri a Malta, da dove raggiungeranno lo Stato della Ue assegnatogli. Otto i Paesi che hanno accettato di accogliere gli esuli: Francia, Germania, Portogallo, Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Romani e Italia. Da qui l’opposizione del vicepremier Salvini che, vistosi scavalcato da Conte nella decisione di accoglienza, per tutta la giornata di ieri ha fatto tremare Palazzo Chigi minacciando una crisi di governo e la fine dello stesso.

La Chiesa Valdese accoglierà i migranti della Sea Watch

L’annuncio della tregua, però, non si è fatto attendere e, dopo un vertice di circa due ore, da Palazzo Chigi hanno fatto sapere di voler mantenere l’impegno di accogliere donne e bambini senza dividere il nucleo familiare, aiutati, questa volta, dalla Chiesa Valdese che accoglierà i rifugiati senza gravare sulle tasche dello Stato. Conte ha poi chiesto un incontro urgente con il commissario europeo Avramopoulus, per determinare la ricollocazione dei 200 migranti che da agosto attendono in Italia che gli altri Paesi EU si decidano ad onorare gli impegni presi.

Nuova bacchettata, dunque, per i Paesi Comunitari sia da parte delle Nazioni Unite, che hanno giudicato inaccettabile lasciare in mare tutte quelle persone per così tanto tempo, sia dal commissario Avramopoulus che, preoccupato per la brutta figura a livello internazionale, ha definito ridicoloil comportamento degli stati sovrani, ricordando ai leader Europei che senza solidarietà non esiste l'Europa.

Non c'è invece traccia di risentimento o vergogna per le cause che determinano questi costanti flussi migratori, e mentre gli Stati giocano a "scarica barile" e le Nazioni Unite, dall'alto del loro sapere, condannano l'indifferenza, nessuno si decide a fare un mea culpa. Nessuna di quelle nazioni Europee che per secoli hanno condotto una Politica colonialista a scapito dei paesi che oggi chiamano "del terzo mondo" si è decisa a chiedere scusa.

Come se a dover essere condannato è solo il comportamento di chiusura e di timore, come se i disordini sociali, la povertà e la guerra fossero meno paurosi dell'indifferenza di quei paesi europei che dopo aver sfruttato le loro colonie le hanno lasciate a morire di fame e di malattie in cambio della ritrovata libertà che loro stessi gli avevano tolto.

Con il senno di poi i leader mondiali dovrebbero interrogarsi sulla loro storia, riconoscere gli errori dei loro predecessori e accogliere gli uomini e le donne le cui vite dovrebbero pesare sulla coscienza di tutti i cittadini delle grandi nazioni coloniali.