Dopo le elezioni di maggio ed un attentato alla sua persona ad agosto, comincia oggi con il giuramento previsto al Tribunal Supremo de Justicia il secondo mandato di Nicolás Maduro come presidente del Venezuela. La sua rielezione è seguita da numerose polemiche, quali ad esempio il riconoscimento delle elezioni stesse come un imbroglio da parte dell'UE, degli USA e del Grupo de Lima.
Alla cerimonia parteciperanno infatti solo i presidenti di paesi alleati come quelli di Bolivia, Cuba, El Salvador, Nicaragua e delegati di Cina, Russia e Turchia oltre a rappresentanti del Messico pur appartenente al Grupo de Lima.
Le critiche mosse da parte degli assenti al neo eletto presidente sono di aver guidato il paese con politiche scorrette ed antidemocratiche in quello che è uno dei periodi più difficili per l'economia del paese. Ai cittadini vengono spesso a mancare i beni di prima necessità come il cibo e le medicine, non a caso secondo uno studio ONU circa 2,3 milioni di venezuelani migrarono nel 2015 e la cifra salirà a 5,3 nel 2019.
Sembrerebbe una situazione in piena contraddizione con le ricchezze del paese, specialmente quella petrolifera, anch'essa in discesa in termini di produzione. Eppure secondo il FMI vi sarà una iperinflazione nel paese del 10.000.000% nel 2019.
Su Twitter nel frattempo sono incominciati ad impazzare hashtag contrastanti tra chi sostiene il presidente con un #YoSoyPresidente e chi invece lo rinnega affermando che #Maduronoesmipresidente.
Tuttavia secondo uno studio di Datanalisis, il 63% della popolazione sarebbe favorevole ad una sua deposizione, seppur solo il 35% accetterebbe un intervento militare da parte di un paese straniero per risolvere la situazione mentre il 54% si è detto contrario ed una parte minoritaria non ha saputo rispondere alla domanda.
La necessità di una soluzione
Anche Papa Francesco è intervenuto in merito, auspicando che si trovi una soluzione al problema affermando che spera: "Si trovino vie istituzionali e pacifiche per dare soluzione alla perdurante crisi Politica, sociale ed economica, vie che consentano innanzitutto di assistere quanti sono provati dalle tensioni di questi anni e offrire a tutto il popolo venezuelano un orizzonte di speranza e di pace”.
Dall'altro lato l'Unione Europea invece ha richiesto che vi sia democrazia nel paese e soprattutto che si possa parlare di uno stato di diritto effettivo come affermato da Kocijančič: "l'Unione Europea chiede nuove elezioni presidenziali in Venezuela, che saranno libere ed eque, così come il rispetto dell'Assemblea nazionale come istituzione di potere, la liberazione di tutti i prigionieri politici, il ripristino dello stato di diritto, dei diritti democratici e delle libertà".