La prima "fatica" di un giornalista, specialmente se sotto un governo repressivo nei confronti dell'informazione, è dire la verità. La vicenda del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso lo scorso 2 ottobre presso il consolato saudita di Istanbul, sembrerebbe rappresentarne la conferma. Il giornalista aveva lasciato l'Arabia Saudita nel 2017, andando in esilio auto-imposto, dopo che il governo saudita lo aveva "bandito da Twitter" a causa di articoli molto critici sul principe Mohammed Bin Salman e il monarca Salman; aveva inoltre dichiarato la sua contrarietà all'intervento saudita in Yemen.
Soldi e proprietà ai figli del giornalista Jamal Khashoggi
A riportarlo è il Washington Post nell'edizione di oggi: l'Arabia Saudita avrebbe elargito (e continuerebbe a farlo) migliaia di dollari e proprietà di immenso valore ai quattro figli del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso su ordine del regime lo scorso 2 ottobre all'interno del consolato saudita ad Istanbul, dove si era recato per richiedere la propria documentazione matrimoniale.
Secondo il quotidiano, per il quale il dissidente e giornalista saudita collaborava e che è stato sin da subito un'affidabilissima fonte di informazioni, la prole del giornalista starebbe ricevendo 10 mila dollari al mese, a testa; in futuro si prevede potranno percepire elargizioni ancora più cospicue, intorno ai 10 milioni di dollari.
Il governo avrebbe inoltre donato case dal valore di 4 milioni di dollari, situate nei pressi di Jeddah. Le proprietà potrebbero essere vendute dai familiari del giornalista, che vivono stabilmente negli Stati Uniti.
Il governo saudita compra il silenzio dei familiari di Khashoggi
Sempre stando a quanto riportato dal Washington Post, i versamenti farebbero parte di una manovra Politica, atta a stipulare un accordo a lungo termine con i familiari del giornalista ucciso, affinché presenzino con moderazione nelle dichiarazioni pubbliche.
Un tentativo, insomma, di riabilitare l'immagine del principe ereditario Mohammed Bin Salman, sospettato di essere il mandante dell'omicidio di Khashoggi. Nonostante le smentite della monarchia, che assicura la completa estraneità del rampollo all'evento, l'opinione pubblica sembra infatti convogliare sulla colpevolezza del principe.
Nella versione ufficiale, la casa saudita attribuisce la colpa ad un manipolo di agenti dell'intelligence, che avrebbe agito autonomamente per scopi non del tutto chiari. Sta di fatto che, dopo numerose ritrattazioni e manipolazioni, si è giunti alla conclusione che il giornalista fu ucciso per un diverbio nato all'interno del consolato. Il corpo non è mai stato ritrovato. Il documentario di Al Jazeera riferisce che fu squartato da sicari del governo saudita e, con ogni probabilità, cremato in un forno presso l'abitazione del console saudita a Istanbul.