Matteo Salvini ha infine mantenuto la promessa di tagliare i fondi per l'accoglienza dei migranti in Italia, con la conseguenza che molti operatori del settore si sono tirati indietro non partecipando ai bandi. Tra loro c'è anche la Caritas, che da settimane ormai ha deciso di non partecipare più alle gare del Viminale.

Salvini beffa la Caritas

"Viste le limitazioni imposte sull'accoglienza dal decreto Salvini, è l'unica strada rimasta" ha dichiarato monsignor Corrado Pizziolo, presidente dell'istiuto caritatevole. L'uomo, senza troppi giri di parole, ha spiegato che senza un adeguato sovvenzionamento dalla casse pubbliche la Chiesa non è più "disposta a sostituirsi allo Stato".

Una risposta, anzi sarebbe meglio dire un assist, che il prelato ha concesso a Salvini: "Se siete così generosi accogliete con meno soldi. O lo fate per far quattrini?" ha subito replicato il vicepremier leghista.

Le prime associazioni a disertare i bandi sono state le cooperative, già dal mese scorso si contavano diversi appalti andati a vuoto. Questo non ha fatto altro che dimostrare come, in realtà, gli enti puntavano più a un profitto che a un'opera di bene. Anzi, non si sono neppure preoccupati molto di camuffare la ragione. Il taglio del governo è stato netto, si è passati dai famosi 35 euro a migrante ai 21/26 ciascuno. In questo modo da Treviso, Genova, Savona, Lecce, Reggio Emilia, Ferrara e Viterbo le cooperative che fino a pochi giorni fa svolgevano attività di accoglienza e integrazione hanno smesso improvvisamente, lasciando andare deserte le gare d'appalto.

Uno dei casi più eclatanti è quello di Reggio Emilia, dove ad inizio aprile le organizzazioni che gestivano circa 3.000 migranti si sono tirate tutte indietro.

Dopo le associazioni e cooperative è stata la volta della Caritas, con la scusante che le risorse messe a disposizione non sono sufficienti. Una decisione presa dal capo dell'istituto, e non localmente.

Nel frattempo per prendere tempo, le Prefetture, hanno cominciato a rinviare i bandi e a prorogare i termini di presentazione agli stessi. In alcuni casi, come successo a Bologna e Siena, i migranti sono stati portati nelle caserme.

Motivi politici oltre che economici

Le ragioni di scelta della Caritas e delle altre cooperative non sono, poi, soltanto economiche ma anche politiche.

Ad ammetterlo è lo stesso Pizziolo: "Alcune sedi della Caritas non si sentono più di partecipare ai bandi, non solo per il taglio ai finanziamenti ma anche perché non condividono le scelte". Da Roma, però, non è ancora arrivata alcuna direttiva ufficiale. Alcune diocesi, ad esempio, come quella di Bolzano e Trento invece continuano a partecipare ai bandi. Nei mesi scorsi Salvini aveva profetizzato: "La mangiatoia è finita. Chi speculava su altissimi margini per fare inegrazione dovrà cambiare mestiere".