È stata una puntata di Otto e mezzo particolarmente interessante quella che ha avuto come ospite il vicepremier Luigi DI Maio. In qualità di Ministro del Lavoro il leader del Movimento Cinque Stelle è stato chiamato ad esprimersi sulla questione Ilva. Riguardo ai fatti che riguardano il noto stabilimento di Taranto si è provato a mettere Di Maio davanti alle responsabilità di un governo che non avrebbe mantenuto le promesse fatte nei mesi scorsi. Un punto di vista che, ovviamente, il Ministro non condivide e lo scontro tra le parti è risultato particolarmente aspro, soprattutto tra la giornalista ed il politico, pur essendoci altri ospiti in studio.

Di Maio non guarda Marescotti

Nel video montato da Repubblica si torna a qualche tempo fa. Davanti a Luigi Di Maio c'è il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti. Con il microfono in mano racconta come la notizia che veniva data in tutta Italia era di un -20% in meno di emissioni nocive, in virtù di tecnologie che, in realtà, non sarebbero mai state installate. "Mi guardi Ministro" dice Marescotti nel video, parole che sono seguite da uno sguardo di Di Maio un po' sfuggente. La cosa non è sfuggita a Lilli Gruber che proprio su quell'episodio ha inteso tornare, evidenziando come l'accusa di avere fatto "promesse farlocche avrebbe creato un imbarazzo palese e vistoso in Luigi Di Maio, alla luce della difficoltà a guardare negli occhi quello che era il suo interlocutore.

L'accusa, neanche troppo velata, ha innescato una risposta piccata da parte del leader del Movimento Cinque Stelle.

Di Maio risponde con veemenza

Il momento esatto in cui la reazione di Di Maio si innesca è quando la Gruber parla di "visibile imbarazzo" da parte del Ministro del Lavoro rispetto al fatto che qualcuno lo avesse messo davanti alla realtà di "promesse da marinaio" fatte."Ma quando mai?

- tuona Di Maio - Ma cosa sta dicendo? Venga a Taranto con me, prima di dire queste cose". A quel punto il Ministro sottolinea come l'attuale governo abbia fatto qualcosa di concreto nei confronti della tutela dell'ambiente a Taranto attraverso l'eliminazione dell'immunità dei vertici di Ilva e Arcelormitall. Secondo quando evidenziato dal Ministro si trattava di un privilegio che consentiva ai vertici dello stabilimento di inquinare restando impuniti, smentendo quanti ritenevano l'ingresso di Arcelormittal un baratto proprio con l'immunità. "Non consento - prosegue Di Maio a nessuno di dire che abbiamo mentito sull'Ilva", prima di confermare l'idea di provvedere alla riconversione di quell'area.