Il Ministro della Pubblica Amministrazione Giulia bongiorno riporta a galla il caso di Enzo Tortora, il noto conduttore televisivo di Portobello, finito al centro di un cosiddetto caso di ‘malagiustizia’ nel 1983. Prima condannato a 10 anni di carcere per traffico di droga e associazione a delinquere, ma poi definitivamente assolto nel 1986, due anni prima della morte. La Bongiorno, che oltre ad essere l’ex avvocato di Giulio Andreotti, è anche responsabile alla Giustizia della Lega di Salvini, rievoca il caso Tortora durante la trasmissione di La7 Omnibus, condotta proprio da una delle figlie di Enzo, Gaia Tortora.

La giornalista rimane quasi di sasso di fronte alle esclamazioni di una scatenata Bongiorno. Ma poi non può fare a meno di annuire ricordando la terribile esperienza vissuta dal padre.

Giulia Bongiorno a Omnibus: ‘Non ho fatto il magistrato perché sono colma di dubbi’

“Il correntismo nella magistratura causa la patologia alla quale stiamo assistendo - attacca Giulia Bongiorno, ospite della puntata di Omnibus del 14 giugno, facendo riferimento all’inchiesta che sta sconvolgendo il Csm e coinvolge anche alcuni membri del Pd come Luca Lotti - nel senso che non credo che un magistrato non possa avere una sua idea. Ma se questa sua diventa poi” occasione di scontro con altre toghe fino ad arrivare persino “ad indicare quel procuratore per quella sede solo per interessi personali, questo non è più correntismo buono”, ma serve solo a coltivare “interessi personali” che “un magistrato non può coltivare”.

“Ripeto - prosegue l’esponente della Lega di fronte ad una assorta Gaia Tortora - è il potere che richiede un tipo di responsabilità che dobbiamo avere tutti, politici e avvocati. Ma io dico sempre che io non ho fatto il magistrato perché non mi sentivo all’altezza di essere magistrato. Perché io sono colma di dubbi. Perché io quando vedo una persona che si trova al secondo grado di giudizio, con una ‘doppia conforme’, cioè due sentenze di condanna, io dico ‘vediamo bene prima di ritenerlo un soggetto condannato’”.

L’esponente della Lega rievoca il caso Tortora

Arrivata a questo punto, però, Giulia Bongiorno decide di cambiare ulteriormente marcia e affonda il piede sull’acceleratore. “Il magistrato è quello che ci condanna - prosegue nel suo sfogo la pasionaria della Lega - quello che ci può levare un patrimonio e la libertà, che può uccidere una persona, e lei sa bene cosa significa - si emoziona rivolgendosi a Gaia Tortora per ricordarle il caso del padre - facendola stare sotto processo per anni.

Perché non è vero che se uno poi alla fine viene assolto dopo 10 anni va tutto bene eh? (la conduttrice annuisce e balbetta un flebile “no” ndr) Perché le persone che sono assolte dopo 10 anni sono condannate a vita”.