Al già cospicuo numero di esegeti e, soprattutto, di critici di Matteo Salvini, si aggiunge anche Umberto Galimberti. Il filosofo, sociologo e psicanalista, nonché giornalista di Repubblica, nativo di Monza, è stato recentemente ospite di Tagadà, il talk show pomeridiano di La7 condotto da Tiziana Panella. Nell’ovattato salotto della Panella, Galimberti si è esibito in una approfondita e indisturbata analisi sociologica e psicanalitica del personaggio di Salvini, non solo dal punto di visto strettamente politico, ma anche da quello personale. Il leader della Lega e Ministro dell’Interno ne è uscito con le ossa rotte, dato che è stato bollato come uno che gioca solo a fare il fascista, ma che dei fascisti non avrebbe neanche la “visione”.

Insomma, soltanto un “bullo” da 5^ elementare. Niente di più di un bambino capriccioso.

Umberto Galimberti ospite di Tagadà: Salvini vince perché gli italiani sono ignoranti

Nel primo pomeriggio di venerdì 7 giugno, il programma di Tiziana Panella, Tagadà, ha visto come ospite principale il professor Umberto Galimberti. Il noto accademico, classe 1942, ha detto la sua sul personaggio politico del momento: Matteo Salvini. Per prima cosa si è discusso dei motivi del clamoroso e ripetuto successo elettorale della Lega. Secondo Galimberti, in pratica, i voti dati a Salvini sarebbero il frutto dell’ignoranza degli italiani che si lascerebbero affascinare solo dai sui slogan. Certo, il filosofo utilizza espressioni meno dirette ma, in pratica, spiega il successo di Salvini con il fatto che la scuola italiana “da 40 anni non funziona”, le persone quindi non leggono, non aprono la loro mente e, nella maggior parte, non riesce a comprendere nemmeno quello che legge.

Per non parlare dei giovani che, secondo Galimberti vivono nel mondo troppo veloce dell’informatica e, quindi, riescono a fornire soltanto “risposte su base emotiva”.

Il leader della Lega non ha nemmeno la visione dei fascisti

Insomma, un quadro della società italiana sconfortante, quello tracciato da Umberto Galimberti, ma in cui Matteo Salvini sguazzerebbe come un pesce nell’acqua.

Lo psicanalista cita alcune frasi simbolo pronunciate dal capitano leghista, come la celeberrima “sono il padre di 60 milioni di italiani”, per spiegare come i suoi siano messaggi efficaci che danno un senso di “sicurezza” ai cittadini. La gente, per farla breve, è indotta a credere che, se ci fosse lui a Palazzo Chigi, tutti i loro problemi verrebbero risolti.

Stesso discorso vale per l’uso del rosario e per le citazioni del divino. Dopo avergli detto già di tutto, Galimberti chiude il suo intervento rincarando la dose. “Non è un fascista - quasi lo irride - perché i fascisti hanno una visione, lui neanche quella, fa il fascista eventualmente”. Insomma, Salvini non sarebbe degno nemmeno di essere chiamato fascista, perché è come se fosse un bambino di 5^ elementare che si mette a fare il “bullo”.