Sui migranti la posizione dell'Italia è cambiata drasticamente dopo la formazione del governo giallo-verde. Matteo Salvini, infatti, aveva dichiarato da tempo la necesità di assumere una posizione meno morbida nei confronti dell'accoglienza dei migranti che giungono in Italia attraverso le rotte del Mediterraneo. Da Ministro dell'Interno è passato dalle parole ai fatti, con la strategia dei porti chiusi e la linea dura contro le Ong. Adesso, arrivano nuovi dati che sembrerebbero offrire riscontri positivi rispetto alla linea adottata. Sono numeri che sono stati pubblicati direttamente dal Viminale e, in maniera inequivocabile, raccontano come, al momento e secondo i dati ufficiali, la strada che porta all'Italia è un po' più serrata di quanto non fosse prima dell'avvento dell'attuale esecutivo.
Le rotte dell' immigrazione clandestina del Mediterraneo: problema combattuto da Salvini
Matteo Salvini ha fondato buona parte del suo successo elettorale sulla sua intenzione di ribellarsi a quella che era diventata la tenenza europea di lasciare sulle spalle dell'Italia il gravoso peso di migliaia di migranti che, partendo dall'Africa, sceglievano le coste italiche per approdare nel Vecchio Continente. Ha usato il pugno duro, beccandosi persino i rimbrotti dell'Onu in merito al rispetto dei diritti umani e le inchieste delle procure. Non se ne è curato molto e al momento i dati forniti dal suo Ministero sembrano offrire un quadro in cui, almeno sul tema immigrazione le parole sembrano avere trovato concretezza.
Soprattutto, il favore delle piazze lo ha invitato ad andare avanti. I dati evidenziano come la base del discorso sia rappresentato da quello può essere considerata un'oggettiva diminuzione degli sbarchi. A partire da ciò si scatena un effetto domino che determina una serie di rilevazioni che, con buona probabilità, faranno la felicità della Lega, dei suoi sostenitori e di quanti ne hanno condiviso la linea sull'immigrazione.
Una Politica che, però, non manca di suscitare polemiche perchè, per alcuni, mette in discussione i principi di solidarietà umana, soprattutto quando si sceglie di lasciare i porti chiusi alle Ong, e lo stesso diritto internazionale che prevede il salvataggio di qualsiasi vita in pericolo in mare.
Numeri quasi dimezzati rispetto al 2018
I dati diffusi dal Viminale si riferiscono al periodo dal 1 gennaio al 31 maggio 2019. Il primo dato che rispetto ad un anno fa segna una variazione significativa, è quello relativo alle richieste d'asilo. Si passa infatti dalle 28.901 del 2018 nello stesso periodo, alle 15.014 attuali. Al 31 maggio scorso, nel complesso, si contano esattamente 64.216 richieste pendenti, contro le 135.337 dell'anno passato. Perciò nella prima statistica si ha un significativo -48,05%, nella seconda un considerevole -52,55%. Solo l'11% è riscita ad ottenere lo status di rifugiato, il 7% la protezione sussidiaria ed il 2% per motivi umanitari. Si registra addirittura il 75% di dinieghi. Ciò che rimane, invece, comprende i richiedenti asilo attualmente non rintracciabili.