Potrebbe causare una reazione a catena la querela per diffamazione a Matteo Salvini fatta da Gessica Berti, titolare di Weedoteca, un negozio di canapa light in provincia di Bologna. Un gesto di orgoglio e coraggio che potrebbe essere seguito da altri proprietari di smartshop di tutta Italia colpiti dalle pungenti frasi del ministro.

Quelle dichiarazioni non andate 'in fumo'

Le dichiarazioni fatte dal ministro Salvini in data 8 maggio scorso hanno avuto una grande risonanza a livello nazionale su tutti i principali media ed anche sui social hanno causato non poche polemiche.

In molti infatti hanno trovato risibile l'attacco del "capitano" al mondo della canapa light nel contesto della guerra alla droga (quella vera), che flagella ogni generazione ed ingrassa i portafogli della criminalità organizzata.

Il ministro definiva questi negozi “Luoghi di diseducazione di massa. Sono negozi dove ci sono droghe e che sono un incentivo all’uso e allo spaccio di sostanze” e le sue parole non sono andate giù ai titolari di queste attività che ora minacciano battaglia.

Canapa light shop e legalità

Gessica Berti ci racconta come le attività come la sua si muovano su un terreno totalmente legale e di come siano diventate una risorsa per lo stato stesso, afferma infatti che la sua è “una categoria che ha versato nelle casse dello stato, solo nel 2018, circa 360 milioni di euro” senza contare i posti di lavoro generati in tutta Italia.

La chiusura degli shop di canapa light andrebbe in controtendenza rispetto al trend di legalizzazione che sta caratterizzando le ultime decisioni politiche di molti paesi occidentali che hanno deciso di legalizzare l'utilizzo della canapa per scopi medici o ricreazionistici. Gli studi condotti dalla British University of Columbia e dalla University of Victoria, affermano che a seguito della legalizzazione sono calati i consumi di alcool, tabacco e farmaci.

Da questi presupposti è partita l'idea della querela ed il conseguente appello fatto dalla titolare di Weedoteca sulla sua pagina Facebook: “Stiamo raccogliendo i dati di tutte le persone che stanno facendo la stessa querela a Salvini, per essere seguiti in blocco e gratuitamente dagli avvocati.

Chi ha fatto, sta facendo o farà nei prossimi giorni la querela al ministro è pregato gentilmente di contattarci, perché ci servono i numeri di protocollo verbale e protocollo SDI della vostra querela, per creare un caso mediatico. Vogliamo essere ascoltati e rispettati”.

Questa è un azione audace che potrebbe spingere altri negozianti a querelare in massa Salvini e magari da ciò il vicepremier comincerà a ponderare di più se astenersi dal condividere le proprie opinioni personali dato che, nella sua posizione di ministro, hanno un impatto decisamente superiore a quelle di un normale cittadino.