Il nome di Carola Rackete, nelle ultime ore, è diventato particolarmente celebre. È la donna che, a capo della Sea Watch 3, ha scelto di forzare il blocco nave dell'Italia e di fare rotta verso Lampedusa. Una scelta che sarebbe dipesa dalla volontà di salvare la vita agli oltre quaranta migranti a bordo della nave da lei guidata che, secondo le informazioni fatte fuoriuscire, sarebbero stati allo stremo. Una decisione che è andata contro le autorità italiane e che qualcuno ha già paragonato all'aver forzato un posto di blocco. Questo, naturalmente, determinerà consegue importanti a livello di sanzioni sia pecuniarie che penali.
Il tutto avviene per una serie di violazioni che, com'è noto, riguardano sia il codice marino che le nuove norme entrate in vigore in Italia per effetto dei decreti sicurezza voluti fortemente dal ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Violato anche il codice di navigazione
C'è solo una certezza riguardo a quello che sarà il futuro legale di Carola Rackete, ossia che rischia davvero di finire in carcere. Per quanto tempo, eventualmente, lo stabiliranno i processi e, per il momento, sono i quotidiani ad avventurarsi in previsioni rispetto alle possibili pene detentive. C'è, ad esempio, la stima di Repubblica che prova a capire quante tipologie rischiano di configurarsi nell'atto maturato sotto la sua responsabilità da capitano della Sea Watch 3.
Innanzitutto, sulla sua testa graverebbe la possibilità di ricevere una sanzione pecuniaria che potrebbe arrivare fino a cinquanta mila euro. Ma con la sua azione potrebbero determinarsi altre responsabilità.
Il fatto, ad esempio, di aver disatteso all'alt delle autorità italiane potrebbe far sì che si concretizzi la colpa di avere disobbedito ad una nave da guerra.
Per questo gli spetterebbero già due anni di detenzione. Diventerebbero dieci, invece, se si realizzasse che nella sua scelta si rintracciasse "resistenza e violenza a nave da guerra" per la quale i codici di navigazioni riservano dieci anni di reclusione.
Tutto dipenderà dai processi
L'avere, di fatto, agevolato l'ingresso in territorio italiano di oltre quaranta persone, potrebbe determinare il fatto che nell'azione si concretizzi il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per le quali sono previste pene detentive oscillanti tra i cinque ed i quindici anni.
Si tratta, naturalmente, di ipotesi che andrebbero vagliate in sede giudiziaria, dove toccherà a chi dovrà decidere valutare eventuali attenuanti e sussistenza di requisiti affinché la capitana della Sea Watch sia punita. Per il momento, soprattutto da parte del Ministro dell'Interno Salvini, sono in tanti ad avere un approccio giustizialista sulla vicenda.