Continua la tensione tra Stati Uniti e Iran, le accuse di Donald Trump all'amministrazione iraniana guidata da Hassan Rouhani non si placano e rischiano di provocare un conflitto armato. L'Iran cerca di interloquire con l'Europa e non cedere alle continue provocazioni dell'amministrazione guidata dal presidente del Stati Uniti.

Politiche destabilizzanti

l'Iran viene presa di mira e accusata ripetutamente di aver attaccato alcune petroliere allo scopo di far disperdere rifornimenti di petrolio americani, anche se ad oggi, né il presidente americano, né il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo avrebbero fornito prove perspicue di un'offensiva iraniana ai danni degli U.S.A.

Dal canto suo, il presidente iraniano cerca di non fare il gioco dell' "avversario" e si astiene dall'alzare troppo lo scontro con gli Stati Uniti, se lo facesse confermerebbe, forse troppo in fretta, le politiche di Ali Khamenei (attuale guida suprema dell'Iran) che si è sempre detto contrario all'accordo sul nucleare iraniano con Europa e USA, concretizzatosi con la firma del 2015 (Jcpoa). Ma nonostante "l'imbarazzo" da limitare nelle proprie politiche interne, Rouhani non può non ammonire le scelte adottate dall'amministrazione Trump, che descrive come "destabilizzanti": "Siamo tutti consapevoli del ruolo delle politiche dell’Amministrazione Usa nel destabilizzare i Paesi della regione".

A queste parole, pronunciate alla "Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia", il presidente iraniano ha aggiunto che bisognerà puntare sulla cooperazione regionale, sul dialogo, se si vorrà ottenere un livello di stabilità e pace.

È chiaro che Rouhani mira al dialogo con l'Europa, per frenare la minaccia americana, ed è l'Europa (in particolar modo Germania, Francia e Inghilterra) che, infatti, potrebbe impedire una nuova guerra del Golfo, anche se la vicinanza del governo britannico alle politiche di Trump non è certo ritenuta un buon segnale e l'ombra di un nuovo conflitto armato si intravede minacciosa.

Rischio di guerra

Anche nella stessa America l'aria è tesa, sia i democratici che i repubblicani stanno cercando un modo per evitare che Trump trascini il paese in un altro conflitto armato di cui non si potrebbero prevedere i danni. Si ipotizzano piani d'azioni: come un blocco della vendita di armi all'Arabia Saudita e il divieto di utilizzo di fondi federali per operazioni militari contro Teheran senza previo permesso.

Ma intanto il segretario alla difesa Patrick Shanahan, il consigliere alla difesa nazionale John Bolton e il segretario di Stato Mike Pompeo, procedono nella direzione opposta, sembra infatti abbiano intenzione di cercare il consenso internazionale a discapito dell'Iran.

Se l'approccio americano, già di per sé, rischia di innescare una nuova guerra del Golfo, a tutto ciò si aggiunge il fatto che a luglio - come ricorda anche Rouhani nella conferenza sopra citata - scade l'ultimatum lanciato dal suo paese sulla questione Instex, cioè il sistema col quale l'Europa può ignorare i vincoli finanziari imposti dall'amministrazione Trump a danno dell'Iran. In questo quadro, si capisce che è l'Europa che deve scegliere da che parte stare e, possibilmente, cercare di non alimentare la tensione per evitare una nuova guerra.